Le boutade leghiste su “bonus demografici” e sostegno fiscale alle famiglie sono pura propaganda secondo le opposizioni e la Cgil. Non solo per i costi potenziali, ma anche e soprattutto perché la strada della detrazione da 10mila euro per ogni figlio a carico indicata da Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese, lascerebbe fuori gran parte dei contribuenti italiani. Il motivo è semplice: come evidenziato mercoledì su Twitter da Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd, “non andrebbe al 50% dei contribuenti con reddito inferiore ai 40.000 euro, né agli autonomi del forfetario, che pagano tutti imposte inferiori ai 10000 euro”. Perché per godere dello sgravio occorre avere un reddito tale da tradursi in pagamenti Irpef di almeno 10mila euro, appunto. E, stando alle dichiarazioni dei redditi, la maggioranza dei contribuenti non ci arriva.

“Se venissero erogati 10mila euro per ciascuno dei 10 milioni di minori del nostro Paese”, nota quindi la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, “il costo ammonterebbe a quasi 100 miliardi di euro. Se si volessero includere tutti i figli, anche maggiorenni, ancora a carico delle famiglie, il costo raggiungerebbe livelli ancora più insostenibili, ed è utile ricordare che nel recente Def il Governo ha certificato che le risorse disponibili per tutte le politiche del 2024 ammontano a 4 miliardi di euro”. Ma, appunto, se si trattasse di una detrazione “il costo sarebbe inferiore, perché ne sarebbero totalmente esclusi gli incapienti (quindi i lavoratori e i pensionati poveri) e parzialmente esclusi i redditi medi e bassi. La detrazione spiegherebbe invece pienamente i suoi effetti sui redditi più alti, in possesso di una capienza Irpef di 10mila euro per ogni figlio. In dettaglio su 40 milioni di contribuenti circa 35 milioni avrebbero vantaggi parziali o nulli per incapienza. In presenza di due figli a beneficiare integralmente delle detrazioni sarebbe solo il 5% più ricco dei contribuenti”.

Morale: “Il Governo prosegue con uscite estemporanee e interventi scoordinati sul versante fiscale a dispetto del progetto di riforma presentato dallo stesso Governo. Dopo i condoni in legge di Bilancio e il condono penale ai grandi evasori del decreto bollette” ora arriva la proposta di questo “provvedimento fortemente regressivo, tanto più che, con l’assegno unico, si è riusciti a superare l’assurdità per cui esistevano famiglie ‘troppo povere per percepire la detrazione per i figli’. Ancora più grave è la motivazione: si intende rispondere alla denatalità con il sostegno diretto per via fiscale alle famiglie, senza prevedere politiche e risorse per la condivisione vita-lavoro, quindi servizi pubblici per l’infanzia, sostegno all’istruzione, risorse per la non autosufficienza, politiche abitative e in generale al welfare e soprattutto senza prevedere politiche per l’occupazione femminile che vede il nostro Paese molto lontano dalla media europea di partecipazione al lavoro”.

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