Tutte le stazioni dell’autorità distrettuale del fiume Po sono in una condizione di “siccità estrema”. Piove e nevica, ma questo non cambia niente per il principale corso d’acqua del Paese. Uno stato ormai prolungato che coinvolge l’intero bacino, sottolinea l’Autorità. Guardando a quanto accaduto negli ultimi tempi dal punto di vista climatico, evidenzia ancora l’ente in una nota, “dopo un timido innalzamento nei giorni” scorsi “le portate del Po sono risultate ora in discesa costante e anche i Grandi Laghi regolati non hanno subito variazioni significative”.
In particolare, la quota attuale di riempimento del Lago di Garda “è al 37,1% che, a differenza degli ultimi anni, anche quelli più siccitosi, ora risulta in prossimità dei minimi storici dal 1953“. Quanto agli altri bacini, “il Lago Maggiore è al 43,8%; il Lago di Como al 23,5%; il Lago d’Iseo al 34,3% e il Lago d’Idro (in Trentino, ndr) al 47,5%”. Sulla scorta dei valori registrati, prosegue la disamina dell’Autorità, “nell’ultimo mese, tutte le sezioni principali del fiume Po registrano valori di portata inferiori a quelli osservati lo scorso anno nel medesimo periodo con condizioni idrologiche di ‘siccità estrema’ e valori di portata media giornaliera che risultano inferiori ai valori di portata caratteristica di magra in particolare nelle sezioni di Piacenza (185 mc/s), Cremona (260 mc/s) e Pontelagoscuro (380 mc/s)”. Quanto all’accumulo complessivo della neve sulle aree montane del distretto “nella prima parte del mese di aprile risulta essere, sulla base dei dati disponibili, in linea con i quantitativi stimati nei mesi precedenti e maggiormente consistente nel territorio valdostano”.
Una situazione riconfermata dall’Osservatorio delle autorità di bacino nel suo report settimanale che ribadisce la “gravissima crisi idrica dei distretti padano e delle Alpi Orientali“. L’Anbi parla di “alcune zone del Piemonte tecnicamente a rischio desertificazione” e di “decine di chilometri di ingressione marina” nelle aree costiere del Nord-Est, con la contaminazione delle falde superficiali.
In Veneto, in particolare, nella prima metà di aprile è caduto solo il 30% degli apporti pluviali medi. La neve risulta deficitaria di oltre il 60%. Lago Maggiore e Benaco restano invariati rispetto alla settimana scorsa, il Garda è fermo al 37%. In Valle d’Aosta la portata di Lys e Dora Baltea è più che dimezzata rispetto alla media. Continua a ridursi il flusso del fiume Po in Piemonte e i livelli degli altri fiumi piemontesi restano inferiori a quelli già scarsi del 2022. In Lombardia continuano a ridursi le riserve idriche regionali. Il manto nevoso è inferiore di oltre il 68% alla media. In Liguria i fiumi restano sotto la media del periodo. In Emilia-Romagna è positivo l’andamento del fiume Trebbia, mentre decrescono le portate di Savio e Reno e Secchia ed Enza scendono sotto i minimi storici. In Toscana l’unico fiume sopra la media del mese è l’Arno. Buone le performance di tutti i fiumi marchigiani e dei bacini. In Umbria il lago Trasimeno cresce di un solo centimetro, mentre gli incrementi dei fiumi non sono sufficienti per raggiungere i valori medi mensili. Nel Lazio il fiume Tevere resta stabile e crescono gli altri fiumi. Torna la neve sulle cime delle montagne. In Abruzzo abbondanti nevicate hanno investito Campo Imperatore, mentre in Molise torna a crescere il fiume Volturno, che mantiene lo stesso andamento anche in Campania, così come Sele e Liri-Garigliano. In Puglia la recente perturbazione ha contribuito a rimpinguare i volumi trattenuti dalle dighe regionali.
Lancia un nuovo allarme l’assessore lombardo Massimo Sertori che si dice “molto preoccupato” per la mancanza di “2 milioni di metri cubi di acqua che servono per la stagione irrigua”. Secondo il componente della giunta Fontana “andiamo incontro ad una stagione che se non ci sono piogge importanti si profila come quella dell’anno scorso, quindi con grossissime difficoltà. Stiamo cercando di utilizzare al meglio la pochissima acqua che c’è”.