Ha suscitato grande entusiasmo la recente notizia che un vaccino a mRna contro il melanoma di Moderna, unitamente ad un anticorpo monoclonale di Merk, ha ottenuto da Ema la designazione di Priority Medicines (PriMe), procedura che ne permette lo sviluppo e l’utilizzo. Si tratta di una procedura molto raffinata e complessa, in cui il “vaccino” è personalizzato sulle caratteristiche del singolo tumore ed ha lo scopo, unitamente all’anticorpo monoclonale, di “risvegliare” il sistema immunitario dell’ospite, attivando quei complessi meccanismi di riconoscimento ed eliminazione cui, molto “furbescamente”, le cellule tumorali hanno purtroppo imparato a sfuggire. Si tratta quindi di un “farmaco” volto a contrastare la diffusione del melanoma in soggetti in cui già la malattia è stata diagnosticata e non ad evitarne l’insorgenza in persone sane.
La possibilità di estendere questa terapia non solo ad altri tumori, ma anche ad altre patologie entro il 2030, come dichiarato dal direttore di Moderna, ha indotto grande ottimismo e fatto volare le quotazioni in borsa, ma credo che maggiore prudenza sarebbe d’obbligo. Basta infatti leggere con attenzione il comunicato stampa delle stesse aziende produttrici in cui si afferma che le loro previsioni “non sono né promesse né garanzie”, che esistono “rischi noti e sconosciuti” legati a “fattori economici generali, fluttuazioni dei tassi di interesse e dei tassi di cambio” per cui “non si assume alcun obbligo di aggiornare pubblicamente qualsiasi dichiarazione previsionale, sia a seguito di nuove informazioni, eventi futuri o altro”.
La lunga storia della guerra al cancro è costellata di annunci di questo tipo: da “terapia intelligente” a “proiettili magici” che ci avrebbero liberato dal cancro. Ricordo quando Nixon firmò nel 1971 il National Cancer Act con cui si dichiarava la guerra al cancro grazie ad enormi investimenti, ma dopo oltre 50 anni il cancro è la seconda causa di morte a livello globale dopo le malattie cardiovascolari ed in Italia rappresenta quasi 1/3 di tutte le cause di morte. Ma non dimentico neppure quanto dichiarato dal Prof Veronesi secondo cui nel giro di 10 anni nessuna donna sarebbe più morta di cancro alla mammella e si sarebbe sconfitto anche il cancro al polmone.
Certamente, si registrano miglioramenti nella sopravvivenza di alcuni tumori, ma siamo ben lungi dall’aver sconfitto la malattia dato che in Italia si registrano annualmente 180.000 decessi per cancro di cui 12.500 per cancro alla mammella e oltre 390.000 nuovi casi, di cui 2400 sotto i 19 anni.
Il melanoma, tumore considerato raro fino a qualche decennio fa, è quello che presenta il maggior incremento nell’incidenza, sotto i 50 anni è il 2° tumore più frequente nei maschi e il 3° più frequente nelle femmine e nel 2020 si sono registrate in Italia 14.900 casi. L’origine viene attribuita all’esposizione solare e ai lettini abbronzanti, ma siamo certi che non ci sia altro? Già oltre 10 anni fa erano pubblicati studi circa il ruolo causale di fungicidi come mancozeb ed i policlorobifenili (Pcb), 209 composti di sintesi messi fuori legge alla fine degli anni 70, che sono stati classificati nel 2013 a livello I dalla Iarc (cancerogeni per l’uomo) ed agenti causali del melanoma al pari delle radiazioni ultraviolette. I Pcb sono composti persistenti che non si degradano neppure alle più alte temperature e si trovano ormai nei corpi di tutti noi, comprese le donne gravide; in uno studio caso/controllo su oltre 400 donne affette da melanoma e rispettivi controlli sani, ai livelli più elevati di 14 Pcb e di 11 pesticidi organoclorurati si associa un aumento del rischio di melanoma variabile dal +30% al +140%.
Purtroppo informazioni scientifiche di questo tipo raramente “bucano” i media e il sistema farmaceutico-sanitario è rivolto a terapie mirabolanti trascurando la ricerca delle cause e la loro rimozione. Eppure un accuratissimo e dettagliato studio ha confermato che la mortalità per cancro in Italia non ha una distribuzione casuale, ma è legata a fattori ambientali che hanno una rilevanza superiore rispetto a fattori socio-economici e stile di vita. Gli stessi autori concludono chiedendo una riorganizzazione della priorità della ricerca e della cura del cancro che veda nella riduzione e prevenzione della contaminazione ambientale l’azione prioritaria da promuovere. Ciò non stupisce dato che da decenni, grazie all’epigenetica, sappiamo che l’ambiente è più importante del nostro stesso genoma nell’influenzare la nostra salute, modulando l’espressione dei nostri geni e determinando il nostro fenotipo.
Sono passati 15 anni dalla pubblicazione del libro La Storia Segreta della Guerra al Cancro in cui Devra Davis, affermava: “La lotta contro il cancro ha combattuto molte battaglie sbagliate, con le armi sbagliate e sotto i comandanti sbagliati”, ma purtroppo – io credo – stiamo continuando sulla stessa strada.