Due anni dopo si risolve la vicenda riguardante la sentenza di Chiara la Mendola, la giovane di 24 anni morta per essere caduta dalla moto a causa di una buca ad Agrigento, 10 anni fa. Come scritto da Ilfattoquotidiano.it il 19 aprile, il caso riguardava una sentenza di condanna per due funzionari del Comune di Agrigento che erano stati ritenuti colpevoli nel 2021 di omicidio colposo. Ma le cui motivazioni della sentenza non erano state depositate, nonostante fossero passati i canonici 90 giorni.

Il giudice che aveva emesso la sentenza di Appello non aveva infatti depositato il documento, con il rischio di far cadere in prescrizione il reato e di inficiare il percorso nella causa civile. Il caso era arrivato fino al sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro, che aveva presentato una interrogazione per comprendere la dinamica della vicenda, informato dal senatore siciliano di Fdi Salvatore Sallemi.

Alla base dello strano caso, il fatto che il giudice della sentenza non avrebbe più lavorato dopo la condanna e che al suo posto non sarebbero subentrati altri giudici, creando così con un vuoto che non ha portato al deposito dei documenti. I fratelli della giovane morta dopo essere stata sbalzata dalla sua moto in via Cavaleri Magazzeni, finendo contro un’auto, avevano deciso di incatenarsi al ministero della Giustizia se la vicenda non si fosse risolta. Due anni dopo, invece, la sentenza è stata depositata. “I familiari di Chiara La Mendola ringraziano per l’impegno il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, e il senatore Salvatore Sallemi – ha scritto l’avvocato Giuseppe Arnone – Ritengo comunque che sia necessario porre in essere l’attività ispettiva in ordine all’operato della Corte d’Appello di Palermo in quanto la vicenda della sentenza La Mendola è solo una delle scandalose storie di inammissibili ritardi”.

Per la morte della giovane sono stati condannati a un anno di reclusione ciascuno il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Agrigento, Giuseppe Principato, 64 anni, e il funzionario Gaspare Triassi, 55 anni, responsabile del servizio strade comunali. Secondo il giudice i due funzionari sono responsabili per la a mancata riparazione di una profonda buca stradale.

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