“Nella Costituzione non c’è alcun riferimento alla parola antifascismo“. Così, parlando con i giornalisti alla buvette, il presidente del Senato Ignazio La Russa giustifica il fatto che quella parola non compaia mai nemmeno nella mozione presentata dal centrodestra sul 25 aprile e non votata proprio per questo motivo dalle opposizioni. La Russa sottolinea che il termine non venne inserito nella Carta, “sotto la spinta dei partiti moderati che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss”. E poi, per la giornata della Liberazione, promette: “Farò una cosa che metterà d’accordo tutti”. Quale sia, lo specifica poco dopo: “Ho modificato gli impegni internazionali assunti da tempo e sarò all’Altare della Patria a fianco del presidente della Repubblica”. Nel pomeriggio invece sarà a Praga, dove alle 12.15 interverrà alla Riunione dei presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea e nel pomeriggio deporrà una corona al monumento di Jan Palach, dissidente simbolo della resistenza anti-sovietica, per poi visitare il campo di concentramento di Theresienstadt.
In mattinata, dopo le critiche delle opposizioni, La Russa ha smentito il modo con cui le sue parole sono state riportate da Repubblica: “Ho letto l’articolo con richiamo in prima pagina dal titolo “L’antifascismo non è nella Costituzione“. Ringrazio il giornalista che ha lecitamente trasformato in “colloquio” un veloce scambio di parole avvenuto ieri alla buvette del Senato e ripreso in maniera corretta e testuale dall’agenzia di stampa Ansa. Mi preme però sottolineare che, come riportato anche dalla stessa agenzia, il mio riferimento non era “all’antifascismo” ma all’assenza in Costituzione della “parola antifascismo“, essendo i valori della Resistenza, a cui mi sono esplicitamente richiamato, espressi in positivo nella prima parte della Costituzione. Con tale dovuta e necessaria correzione, ritengo venga meno qualsiasi interpretazione contraria al mio pensiero”.
In Aula non si è riusciti ad arrivare a un testo condiviso, così le mozioni discusse e votate sulla giornata della Liberazione sono state due: quella unitaria delle opposizioni è passata all’unanimità, mentre quella della maggioranza, pur approvata, si è fermata a 78 sì, con 29 no e 26 astenuti. “Chi non pronuncia mai la parola antifascismo rischia di umiliarne la memoria“, ha attaccato il capogruppo dem Francesco Boccia. “Un’inaccettabile omissione, una grande occasione mancata per dissipare ambiguità e reticenze della destra italiana”, ha detto il suo compagno di partito Alfredo Bazoli.