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Mascherine negli ospedali: dal 1 maggio obbligatorie solo nei reparti con pazienti fragili. Esperti divisi

Obbligo di mascherina solo nei reparti con pazienti fragili e dove c’è alta intensità di cure. E’ la linea che esce dal vertice al ministero della Salute al quale ha partecipato anche il titolare della delega Orazio Schillaci. Le nuove regole varranno dal primo maggio poiché l’ultima scadenza di quelle vigenti è fissata al 30 aprile. Tra le nuove normative l’orientamento è di sottoporre a tampone solo chi viene ricoverato o visitato al pronto soccorso che abbia sintomi e non tutti coloro che accedono alle strutture sanitarie. Nelle ultime settimane alcuni paesi hanno già deciso di eliminare l’obbligo e lo scorso 6 aprile questa decisione è stata adottata per esempio in Portogallo.

Nei giorni scorsi si erano registrate posizioni diverse tra gli esperti. Il direttore di Malattie infettive del San Martino di Genova Matteo Bassetti, per esempio, è d’accordo sull’allentamento: “Mi auguro – aveva detto all’Ansa – non si prolunghi l’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie, anche se, in situazioni dove è consigliata e opportuna, continuerò a utilizzarla e chiedere agli altri di farlo. Dobbiamo però uscire dalla dimensione dell’obbligo, è il momento di trattare il Sars-Cov-2 come altri virus simili. Farlo avrebbe ricadute positive su molti aspetti che appesantiscono l’organizzazione ospedaliera, legati ad esempio ai tamponi“. “Naturalmente – prosegue Bassetti – continuerò a utilizzare la mascherina in ospedale se entro nella stanza di un immunodepresso o se sono a contatto con una persona potenzialmente infetta, così come lo facevo anche prima dell’obbligo di mascherine introdotto nel 2020 per frenare la diffusione del Sars-Cov-2. E chiederò di farlo anche a chi lavora con me e ai familiari che intendono andare a trovare questi pazienti”. Metterlo però sul piano dell’obbligo ora “non ha senso perché il Sars-Cov-2 non è più grave, oggi, rispetto a altri virus respiratori”.

Lo stop all’obbligo di mascherina, prosegue, “è un modo per tornare alla normalità su altri aspetti strettamente connessi, come il doppio percorso che hanno in ospedale i positivi al Sars-Cov-2, pur se asintomatici ma anche il tampone che viene richiesto per accedere ai pronto soccorso, per il ricovero, per una visita medica. Sono scelte – conclude – che sono in capo alle strutture sanitarie ma non sono più legate alla tutela dei pazienti, che anzi vanno incontro a complicazioni, bensì a proteggersi da eventuali denunce”.

Diverso il parere di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Personalmente ritengo che l’obbligo di mascherina in ospedale e negli ambienti sanitari vada mantenuto ovunque. In subordine, in ambito ospedaliero l’obbligo potrebbe essere circoscritto solo a reparti dove sono ricoverati pazienti fragili, immunodepressi e a rischio di infezioni. E in altri contesti, ad esempio ambulatori affollati con lunghe attese, per contenere la circolazione di patogeni, in particolare durante la stagione influenzale”.