9 Aprile 1984: al Maracanà si gioca (davvero) una partita del campionato brasiliano tra Flamengo e America RJ, seguita sugli spalti da tre (finti) addetti ai lavori italiani: Oronzo Canà, Andrea Bergonzoni e Giginho. L’osservato speciale dei tre attori è notoriamente Leo Junior, che oltre alla firma sul falso contratto di Giginho fornirà un assist stupendo per un giovane Bebeto, per il gol del 3 a 0. Quell’azione era partita dal passaggio liftato di chi probabilmente in quel film ci sarebbe stato benissimo… Jorge Luis Andrade Da Silva, meglio conosciuto semplicemente come Andrade, meglio ancora se affiancato a “Er Moviola”. Già, Andrade, che è tra i massimi emblemi del concetto di “bidone” nel calcio, e che in una commedia casereccia anni ’80 in effetti non sarebbe stato fuori luogo.
Nasce a Juiz de Fora, e come tanti bimbi brasiliani aiuta i genitori a tirar su qualche soldo: consegna cestini da pranzo ai lavoratori…sì, battuta facile, considerata la flemma di Andrade quei lavoratori avranno posticipato di molto la pausa pranzo. Al di là delle battute però, il proprietario del ristorante per cui consegna i pasti non solo è contento del servizio del ragazzino, ma diventa anche un suo ammiratore per quel che fa in campo, visto che Andrade tira su qualche cruzeiro giocando nel Vila Branca, e anche molto bene. Quando arriva la chiamata del Flamengo è chiaramente una festa, si può comprare casa alla mamma finalmente, anche se il giovane Jorge Luis è uno che l’avventura e l’azione non ce l’ha proprio nel sangue: i primi tre mesi spaventato dal chiasso e soprattutto dalla delinquenza di Rio de Janeiro li vive, secondo le cronache dell’epoca, tutti nel centro sportivo dei Mengao.
In campo invece è un’altra cosa: è un centrocampista elegante e con una gran visione di gioco e anche un bel tiro. Dalle giovanili passa per un anno alla squadra venezuelana dell’Universidad de Los Andes, poi fa ritorno in rossonero e nel 1979 esordisce in prima squadra. Dal 1981 è titolare fisso di quella squadra incredibile con Mozer, Junior, Zico, che vince campionato, Libertadores e diventa campione del mondo nel 1981 battendo il Liverpool in finale di Coppa Intercontinentale. Ma mentre Zico, Junior, Edmar, Tita lasciano il Flamengo negli anni a venire, Andrade resta, come pilastro del centrocampo, e sembra che quella comfort zone sia destinata a durare fino alla fine della carriera. Anche perché nel 1987, a ormai 30 anni, Andrade è ancora in rossonero: difficile immaginare qualcosa di diverso.
Tuttavia nel 1988 arriva la chiamata della Roma di Dino Viola, che vuole puntare al titolo dopo il terzo posto dell’anno prima. E allora si guarda al mercato brasiliano: per l’attacco Renato Portaluppi, che è una star assoluta, per il centrocampo l’obiettivo sarebbe stato Mozer, ma il Benfica investe tanti soldi e allora il giovane Pierpaolo Marino vira su Andrade. Non avrà la presentazione di Renato, con l’elicottero, ma comunque l’attesa è alta, sia per le parole di Liedholm che per un gol incredibile segnato in quella stessa estate in amichevole contro l’Austria. Andrade è parte integrante della nazionale che andrà alle Olimpiadi di Seul (arrivando seconda) e contro gli austriaci dribbla tutti e deposita un gran destro in gol.
Le prime partite in giallorosso per la verità non sono neanche pessime, ma poi essendo completamente disabituato a essere pressato, e non potendo certo a 31 anni e nel 1988 fare granché per migliorare dal punto di vista atletico, si perderà tra panchine e prestazioni disastrose, nonostante i tentativi di Liedholm di renderlo funzionale al progetto Roma. Certo, il Barone passerà da esaltarne la tecnica, al giustificarne in toto la flemma “fa correre il pallone”, al giustificarla parzialmente “Non è vero che non corre, corre piano”, al relegarlo definitivamente in panchina dopo partite catastrofiche come quella con la Dinamo Dresda in Coppa Uefa. Anche perché pure i compagni iniziano a rumoreggiare, non troppo contenti di correre pure per lui.
Era arrivato con il soprannome di “Maraja”, ma si tramuterà per i tifosi giallorossi in “Er Moviola” e presto campeggerà in curva anche lo striscione “Andrade tutti a fanc…” dopo una striscia di sei partite con soli due punti racimolati. Dopo 17 presenze, di cui solo 9 in campionato, tornerà in Brasile, stavolta al Vasco Da Gama, vincendo un nuovo campionato brasiliano e continuando a giocare fino a 38 anni. Tornerà al Flamengo come dirigente, raccogliendo spesso il testimone di allenatori esonerati. Di recente è stato poco bene, accusando problemi di cuore, ma si è ripreso ed oggi spegne 66 candeline: lentamente.