La Russa dice “Guardate che nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”. Cosa vuol dire? Che il fascismo per la Costituzione è legittimo? Ma i riferimenti all’antifascismo ci sono dappertutto nella Carta costituzione.

Art. 1: “Repubblica democratica”. Il fascismo è sempre stato contro la democrazia non solo nei fatti, ma anche nelle teorie che ha propugnato dall’inizio alla fine. “La sovranità appartiene al popolo”: nel regime fascista essa apparteneva al dittatore, cosiddetto “duce”.

Art. 2: “I diritti inviolabili dell’uomo”: Il fascismo non li ha mai riconosciuti, giacché essi erano subordinati alla volontà della nazione, un’astrazione di cui unico interprete era il partito fascista stesso e il suo capo. Così come lo Stato etico voluto da fascismo, si veda la voce nell’Enciclopedia Treccani di allora, subordina il cittadino allo Stato. Per il fascismo “Lo Stato è spirito” – e chi è interprete di questo spirito? il dittatore. Per le Costituzioni democratiche lo Stato è una istituzione la servizio dei cittadini. “Per la dottrina fascista”, lo Stato “riassume tutte le forme della vita morale e intellettuale dell’Uomo” (sic!), secondo la formula mussoliniana “tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”. Si veda quante volte e come la Costituzione cita lo Stato.

Art. 3:Tutti i cittadini hanno pari dignità…”: il fascismo affermava l’opposto, imponendo una gerarchia della dignità dalla maggiore alla minore. Il dittatore aveva tutti i diritti, poi i gerarchi, poi gli iscritti al partito, poi gli italiani, seppure non iscritti al partito, poi gli altri – ancorché italianissimi, come gli italiani ebrei che dignità non avevano affatto, così come dignità non avevano affatto i rom, gli omosessuali, i dissidenti politici. L’art. 3 parla di dignità senza distinzioni, che enumera perché tutte erano presenti nello Stato fascista: sesso (regime virilista), razza (regime razzista verso gli africani, verso gli ebrei e verso gli slavi), lingua (la repressione delle minoranze linguistiche, negate con la violenza), religione (imposta un’unica religione di Stato, quella cattolica, le altre non erano ammesse, seppure tollerate se non si manifestavano pubblicamente), opinioni politiche (inammissibili e represse con durezza), condizioni personali e sociali (inammissibili se non corrispondevano al modello di uomo nuovo fascista).

Il secondo comma, “è compito della Repubblica rimuovere” tutto ciò che di frappone alla libertà e all’eguaglianza “di fatto” dei cittadini è l’opposto dello Stato fascista in cui non s’era libertà e invece dell’eguaglianza erano imposte gerarchie sociali, politiche e razziali.

Art. 4:Il diritto al lavoro” non era di tutti i cittadini ma solo di coloro che si subordinavano all’ordine fascista e, in molti campi professionali, solo a coloro che si tesseravano al partito fascista.

Art. 5: Il fascismo era contrario al “decentramento amministrativo”, persino i sindaci – detti podestà – con le “leggi fascistissime” erano nominati dallo Stato, non erano né eletti né espressione del territorio, né erano previsti consigli comunali.

Art. 6: Il fascismo non solo non tutelava, ma non ammetteva e reprimeva con inaudita violenza le minoranze linguistiche.

Artt. 7 e 8:Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, ma il fascismo aveva imposto un’unica religione di Stato, le altre erano appena tollerate solché non si manifestassero pubblicamente.

Art. 9: La cultura era subordinata all’ideologia e alle esigenze propagandistiche del regime.

Art. 10: Il fascismo considerava gli stranieri nemici e concepiva lo Stato in quanto “potenza” che “fa valere la sua volontà all’estero” e che “in quanto volontà in espansione, intende segnare nel mondo un momento decisivo di civiltà”, di qui la fondazione dell’impero, che “rappresenta l’efficienza di un più saldo potere a scopo di difesa e di offesa e soprattutto una fede sentita come missione di civiltà tra i popoli”, ciò che è l’opposto anche dell’art. 11.

Art. 11: Lo Stato fascista concepiva la guerra come un necessario passaggio non solo per le conquiste, ma anche per l’affermazione stessa dell’esistenza dello Stato. Il fascismo non soltanto ha fatto sempre guerre di aggressione – all’interno contro sindacalisti, socialisti, democratici, poi contro gli ebrei; all’esterno contro la Libia, l’Etiopia, la Repubblica legittima spagnola, l’Albania, e poi la seconda guerra mondiale – ma ha anche militarizzato la società intera fin dall’infanzia, con le uniformi e i corsi di “premilitare”, per farne una “nazione guerriera”.

Infine, il fascismo è un crimine: non occorre scrivere che si è contro il crimine, così come il codice penale non si proclama contro i ladri, semplicemente prevede che possa manifestarsi il reato di furto. Comunque, la XII norma transitoria e finale vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

La Russa dichiara di richiamarsi alla prima parte della Costituzione, ai principi, perché la seconda intende mutarla nel senso di un presidenzialismo che rafforzi a dismisura i poteri dell’esecutivo, è ovvio. I primi dodici articoli rimarrebbero come buone intenzioni, vuote perché non sostenute dal resto dell’articolato. Come sempre, per la destra reazionaria il nodo è il potere, se poi qualche anima bella vuole enunciare nobili principi, faccia pure.

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