Due giorni di convegni dal titolo “Maternità in-attesa, preservare la salute della donna in gravidanza”, con tanto di previsti crediti professionali per gli operatori della salute, dai medici agli infermieri, organizzati da Pro Vita & Famiglia Onlus, il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana e dalla stessa Regione. È quanto accaduto nelle Marche, regione dal 2021 guidata dal fedelissimo di Giorgia Meloni, Francesco Acquaroli. Gli eventi sono iniziati venerdì 21 aprile, alla Biblioteca statale di Macerata, tra le proteste degli stessi studenti universitari che hanno manifestato in favore dell’aborto e contro l’ingresso dei pro life all’interno dell’Università e proseguiranno anche sabato 22 aprile in una sala del santuario di Loreto, Comune che, tra l’altro, ha patrocinato i convegni, a dispetto del fatto che a guidarlo ci sia un sindaco di centrosinistra.

Lo scopo dei convegni? Sia, dichiarano gli organizzatori, celebrare la Giornata nazionale della Salute della Donna, sia “formare”. Ma formare su cosa? Il tema è quello della maternità, ma, a leggere i nomi dei partecipanti, sembrerebbe più un evento contro l’aborto. A introdurre l’evento, per esempio, è Maria Rachele Ruiu che a settembre è stata candidata con Fratelli d’Italia (ma ha fallito l’ingresso in Parlamento), che nella bio della sua pagina Facebook si definisce “moglie e mamma pro-life and pro-family” e che è nel direttivo di Pro Vita & famiglia e del Family Day. Tra i relatori appare il nome di Francesca Romana Poleggi, membro del direttivo di Pro Vita e Famiglia, nonché autrice di diversi articoli e riflessioni contro l’aborto. E ancora, Vittoria Criscuolo che ha curato, assieme ad un’altra relatrice, Susanna Primavera, il libro “Una chat per la vita” e che, si legge sul sito della casa editrice, si presenta come “moglie madre, docente di Latino e Greco e presidente del Movimento per la vita di Varese”, oltre a essere volontaria dell’associazione “Difendere la vita con Maria”. A moderare gli incontri Alessandro Cecchi, ginecologo, responsabile presso il centro unico regionale dell’azienda sanitaria regionale delle Marche delle diagnosi prenatali ed esperto di malattie fetali, già tra gli ospiti del primo Festival per la Vita di Verona del 2018, e Clara Ferranti, docente dell’università di Macerata e candidata alle politiche del 2022 con Alternativa per l’Italia (il mini-partito di Mario Adinolfi) e dichiaratamente contro l’aborto e la 194.

Anche per questo viraggio strettamente anti-abortista gli studenti di Macerata hanno deciso di manifestare occupando i posti a sedere del convegno, facendo così ritardare l’inizio di quasi un’ora, e trasformando l’aula in uno “spazio femminista“, rivendicando il diritto a un aborto “libero e sicuro” e esponendo cartelli con scritto “nella nostra Università nessun credito” e “fuori i pro vita dall’Università”. L’Università ha comunque specificato di non aver mai concesso patrocinio alle iniziative, né contemplato il rilascio di crediti universitari per l’evento che, comunque, prevedeva i crediti cosiddetti Ecm, per le professioni sanitarie.

Il fatto potrebbe finire in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla deputata di Alleanza Verde-Sinistra, Elisabetta Piccolotti: “È davvero grave che tante autorevoli istituzioni, dalla Regione Marche ad ordini professionali, si siano prestate a patrocinare un convegno in cui una visione confessionale viene spacciata per formazione, per giunta con il riconoscimento di crediti professionali a chi lavora negli ospedali. Su quali basi scientifiche è basato il convegno? Verranno richiamate le linee guida internazionali dell’Oms sull’aborto che suggeriscono di tutelare la salute psicologica e fisica delle donne operando l’interruzione di gravidanza nel minor tempo possibile e con i metodi meno invasivi? Purtroppo siamo certe, visti i relatori, che non sia così è questo non è accettabile nemmeno dal punto di vista deontologico”. “Siamo quindi costrette di nuovo a porre con forza – prosegue la parlamentare rossoverde – il tema della necessaria laicità dello Stato e delle istituzioni sanitarie di fronte ad un’offensiva anti-abortista che trova pericolose sponde nelle amministrazioni locali e regionali governate dalla destra. Il disegno è chiaramente quello di rendere sempre più difficoltoso l’accesso ad un servizio come l’interruzione di gravidanza che è tutelato da una legge, la 194, purtroppo sempre più osteggiata”. “Comunque il nostro gruppo parlamentare presenterà su questa vicenda un’interrogazione parlamentare ai ministri della Salute e dell’Università”, conclude Piccolotti.

Gli attacchi al diritto all’aborto nelle Marche, d’altronde, assomigliano sempre di più (e da tempo) a una escalation. Come per esempio la cancellazione per atto amministrativo – ma che secondo il Pd ha “le impronte della giunta regionale” – della convenzione con l’Aied che da alcuni anni, in una delle regioni con il tasso di obiettori di coscienza più alto d’Italia, praticava l’interruzione di gravidanza, oppure il rifiuto da parte della giunta Acquaroli di applicare le linee guida del ministero sull’aborto farmacologico. O ancora, le parole dei consiglieri regionali di centrodestra, come Carlo Ciccioli, capogruppo di Fratelli d’Italia, che ha parlato in Aula della battaglia per l’aborto come di una “battaglia di retroguardia“, tirando in ballo – molto prima del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – la “sostituzione etnica“. Attacchi continui che hanno portato Non Una di Meno a scegliere proprio Ancona come piazza principale per il Corteo nazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito, che si terrà il prossimo sei maggio: “Scendiamo in piazza nelle Marche, regione-laboratorio delle destre dove la scelta di abortire è diventata un percorso a ostacoli, che purtroppo potrebbe presto essere una realtà in molte regioni”.

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