Cary Grant (Roger), in giacca e cravatta, aspetta il torpedone sotto il sole cocente di una zona deserta. Non c’è anima viva attorno. Improvvisamente sopra di lui saetta un elicottero da cui gli piovono addosso spari. Corre e corre fino a raggiungere un secco campo di granturco in cui per nascondersi deve strisciare come un serpente.
È la scena clou del film di Hitchcock ‘Intrigo Internazionale’. Ma potrebbe anche essere un’allucinazione del celebre attore hollywoodiano. Perché? Cary Grant negli anni 50 fece uso di Lsd e ne pubblicizzò a profusione gli effetti benefici sulla sua psiche. Parlava dell’assunzione della sostanza psichedelica in relazione alla rinascita di se stesso in un momento molto fragile della sua vita.
“Finalmente sono vicino alla felicità”, aveva rivelato ai media dell’epoca. E aveva deciso di condividere pubblicamente alcune esperienze di ‘viaggi’. “In un sogno con l’Lsd mi sono immaginato come un pene gigante che si lanciava dalla Terra come un’astronave”, raccontava. Forse Woody Allen per il film “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso… ma non avete mai osato chiedere” si è ispirato a lui. O forse no. Perché l’immaginario umano è davvero senza confini.
Perché parlare di Lsd? Sono passati 80 anni dal primo trip lisergico della storia. Da quel ‘Bicycle Day’ (19 aprile 1943) in cui l’eclettico scienziato svizzero Albert Hoffmann (1906-2008), pedalando verso casa, sperimenta su di sé i potenti effetti allucinogeni di ciò che lui stesso ha creato. È l’inizio di una nuova era e un punto di non ritorno. Esce nelle librerie “Lo scienziato divino” (Piano B edizioni): un’antologia che raccoglie gli ultimi lavori di Albert Hofmann, con la prefazione di Vanni Santoni e la traduzione di Marco Licata.
Hofmann dedicò quasi tutta la sua vita allo studio delle sostanze psicoattive e venne così riconosciuto dalla comunità scientifica e intellettuale non soltanto come un semplice chimico, ma come uno scienziato mistico, un filosofo visionario e un pioniere nel campo della ricerca sulle piante psicoattive: un uomo che è riuscito a cambiare profondamente il mondo in cui viveva. “Ogni individuo è il creatore del proprio mondo, perché è in lui – e solo in lui – che il mondo, le stelle e il cielo diventano reali”, diceva.
Hoffmann sintetizza quella sostanza ad uso farmacologico per la prima volta nel 1938 a Basilea a partire da ricerche sugli alcaloidi presenti nella scilla marina e nella segale cornuta. Ma le proprietà psichedeliche furono riconosciute solo nel 1943, quando a Hofmann cade involontariamente qualche goccia della sostanza sulla mano e gli provoca forti giramenti di testa e allucinazioni.
“Venerdì scorso, a pomeriggio inoltrato, ho dovuto interrompere il lavoro in laboratorio e far ritorno a casa. Ero affetto da una profonda irrequietezza, accompagnata da leggere vertigini. Mi sono sdraiato e sono sprofondato in uno stato di intossicazione niente affatto spiacevole, marcato da un’immaginazione particolarmente vivida. In una condizione simile al sogno, a occhi chiusi (la luce del giorno era abbagliante e fastidiosa), riuscivo a scorgere un flusso ininterrotto di figure fantastiche, di forme straordinarie che rivelavano intensi giochi caleidoscopici di colore”. È il 16 aprile del 1943.
Questa esperienza lo conduce a ipotizzarne un uso psicotropo e perciò, il 19 aprile, decide di assumerne volontariamente una dose di 250 microgrammi per testarne più chiaramente gli effetti. Quel giorno è chiamato “Il giorno della bicicletta” perché Hoffman sta pedalando verso Basilea quando si accorge di essere soggetto a una strana alterazione di coscienza. Raggiunto il divano, dopo momenti di terrore, è inondato da “visioni meravigliose, piacevoli e persistenti, giochi di forme e colori caleidoscopici, immagini fantastiche che mi comparivano davanti agli occhi chiusi alternandosi, variando, trasformandosi in cerchi e spirali”.
“Una cosa è disporre di una sostanza antidolorifica o euforizzante – spiega – tutt’altra e disporre di un agente che interviene sull’essenza stessa degli esseri umani: la coscienza”. E specifica: “Senza un io, senza la coscienza di ciascun individuo, nulla esiste realmente. E questo stesso centro, questa essenza dell’essere umano, si modifica sotto l’influenza di questo genere di sostanze”.
Attraverso le sue riflessioni sulle scienze naturali, Hofmann nell’antologia “Lo Scienziato divino” torna a noi su temi ancora di grande attualità: dai problemi ambientali, come l’ipotesi dell’uso della radiazione solare a principale fonte di energia, all’uso di psichedelici per l’accompagnamento di malati terminali, dalla riflessione filosofica sul rapporto tra scienza e spiritualità alla ricerca della felicità.
“Tenterò di dimostrare come il potere rassicurante di una visione della vita si fonda principalmente sul rapporto dell’uomo con la creazione e in particolare con la natura vivente che vi si manifesta – spiega – la visione unilateralmente materialistica e scientifico-naturale della vita, valida nelle moderne società occidentali industrializzate, non è in grado di offrire sicurezza. In essa non si manifesta il legame dell’uomo con la natura vivente, il suo esserne parte inscindibile”.
La conoscenza razionale deve essere, per Hoffmann, amplificata dall’esperienza emotiva. “L’uomo non deve sentirsi separato dagli oceani, dai cieli, dalle stelle”. Poi ammette: “Oggi abbiamo raggiunto un elevato grado di consapevolezza e libertà grazie alle scoperte delle scienze naturali e alle loro applicazioni tecnologiche. Ma è necessario riconoscere di nuovo ciò che l’uomo ha trascurato nella sua titanica arroganza: che siamo radicati e sicuri nel comune terreno creativo di tutti gli esseri viventi”.
Durante gli anni ’50 l’Lsd, il cui utilizzo era ancora legale, diventa popolare per poi esplodere con la cultura hippie, di cui è manifesto. Lo studioso Timothy Leary, uno dei maggiori psicologi americani dell’epoca, si convince che l’Lsd possa avere altre applicazioni oltre a quelle cliniche e rappresentare cioè un mezzo di crescita ed esplorazione spirituale. Quell’alterazione degli stati di coscienza cara ai movimenti di cultura alternativa degli anni Sessanta. Nel mondo del rock nel 1965 sono John Lennon, con George Harrison e le rispettive mogli Cynthia e Pattie Boyd, invitati a cena a casa dell’amico dentista John Riley a Londra, a sperimentare a loro insaputa l’Lsd. Bevono un caffè ‘corretto’. “Come cazzo ti sei permesso di farci questo?”, tuona Lennon.
“È stato come trovarsi improvvisamente in un film horror”, rivela la moglie di John. Ma quell’iniziazione involontaria li trasformerà. Lennon e Harrison decidono di ripetere l’esperienza in un tour nel Nord America. Racconta Harrison: “Io e John decidemmo che anche Paul e Ringo dovevano prendere l’acido”. E aggiunge: “Perché non riuscivamo più a relazionarci con loro. Avremmo potuto passare il resto della vita a cercare di spiegare quello che ci aveva fatto provare e pensare la droga ma bisognava viverlo in prima persona”. Starr si unisce a loro: “Presi tutto. E fu favoloso”.
Negli anni dell’esperienza psichedelica e della controcultura il gruppo culto dell’acid rock è quello dei Grateful Dead. Non solo per il sound stesso della band e il modo ‘immersivo’ di intendere il rapporto con il pubblico. Anche per i testi scritti da Robert Hunter. L’alterazione degli stati di coscienza apriva loro altri orizzonti.
Nel 1968 però l’uso e la produzione di Lsd per scopi sia personali sia scientifici viene bandito negli Stati Uniti e successivamente nella maggior parte dei paesi del mondo. Solo negli ultimi anni, su pressione del mondo accademico, è ripresa la ricerca scientifica sul potenziale terapeutico della sostanza nel trattamento di diverse patologie psichiatriche. Oltre alle ricerche in ambito psichiatrico, sono in corso anche studi sull’uso di microdosi che, assunte regolarmente, non indurrebbero alterazioni della percezione ma sarebbero in grado di migliorare creatività, senso di benessere e alcune prestazioni cognitive.
Una riscoperta di quanto affermava lo psicologo Timothy Leary prima di essere cacciato dall’università di Harvard? Certo è che la scoperta dell’Lsd ha svelato le potenzialità della nostra percezione del mondo. Chi siamo? Siamo piccoli o siamo grandi? Scrive Hoffman: “Nel regno dei miracoli le dimensioni non sono misura. La margherita è infinitamente piccola sul globo. Il globo è infinitamente piccolo nella Via Lattea”. Questa dimensione l’aveva vissuta Cary Grant. Nei suoi cento trip dichiarati aveva persino viaggiato nello spazio sotto forma di pene cosmico.