No, non parlerò della campagna Enit firmata da Armando Testa per promuovere il turismo in Italia, un’azione bislacca che descrive il nostro paese come un immenso catalogo di luoghi comuni e di banalità. Parlerò di una campagna che invece fa onore al nostro Paese e lo fa su fatti concreti. È la strategia di comunicazione sviluppata dall’agenzia GittoBattaglia 22, con cui l’azienda vinicola siciliana Cusumano racconta al mondo i suoi valori. Il successo di questo brand sul mercato internazionale non si basa soltanto su un prodotto di eccellenza ma anche sull’eccellente comunicazione che l’ha fatto conoscere e che ha portato le cantine Cusumano a essere tra i più apprezzati brand italiani a livello internazionale.
L’agenzia ha scelto fin dall’inizio un “media mix” sapiente tra outdoor, stampa, digital, social, pop ed eventi, che non interessa solo l’Italia, ma anche e soprattutto Germania, UK, Giappone e Usa. E nella sua articolazione risaltano alcuni ingredienti preziosi, come il racconto sulla luce della Sicilia fatto da Vittorio Storaro: nessuno meglio del più grande direttore della fotografia nel cinema italiano poteva descrivere la qualità della luce che illumina le tenute in cui si producono questi vini. Grandissima idea.
Ma altrettanto intelligente è la campagna stampa internazionale che riesce a esaltare i valori veri in contrapposizione con quelli della virtualità (il che, in un momento in cui sta cominciando a manifestare un po’ di rigetto del digitale in favore dell’analogico, è estremamente attuale). Lo slogan, infatti, è “Real experiences only”. E i titoli dei vari soggetti sono uno più efficace dell’altro: “High tech needs seconds, high quality takes years”, “Machines create standards, humans create uniqueness”, “You can’t download the warmth of the sun, You have to feel it”, “The best screens can’t replicate what your eyes see”, e ancora “We prefer to interact with real faces rather than interfaces”. Un pezzo di bravura di quelli che non capitava di vedere da anni.
Nell’interminabile piagnisteo dell’imprenditoria italiana (che sembra ormai la regola nel paese del “chiagni e fotti”, quando l’abitudine a lamentarsi rimane l’ultima risorsa per “fottere” un poco), questa comunicazione non è solo una boccata d’ossigeno, ma anche di speranza. Se le PMI italiane fossero tutte illuminate come questa azienda, avrebbero già capito che occorre tornare a investire in comunicazione, ma di quella solida, per avere dei risultati.
Se tutti operassero in questo modo, il nostro Paese non conoscerebbe crisi e anzi tornerebbe a essere competitivo come un tempo. Spesso nei convegni dove i teorici del marketing e i politici s’incontrano, si sente parlare a vanvera di “buone pratiche”, senza sapere quali esse siano. Ebbene, ne avete appena vista una: stabilire una perfetta sintonia fra due aziende che lavorano con passione senza sedersi sul proprio passato ma tenendo viva la tradizione di eccellenza, ciascuna nel proprio campo. Sono questi gli esempi da seguire.