L’assessora regionale veneta Elena Donazzan, già famosa per aver cantato “Faccetta nera” alla radio, per la prima volta annuncia che parteciperà a una manifestazione del 25 aprile, però mette a segno una nuova gaffe. In una intervista rilasciata a Il Mattino di Padova ha infatti dichiarato che la lotta partigiana costituì la premessa del terrorismo rosso, legando gli eventi del 1944-45 alla nascita delle Brigate Rosse o di altre formazioni eversive che storicamente avvennero trent’anni dopo. Si scatena la polemica, anche perché dalla Lega arriva una dura bocciatura dell’interpretazione data da uno degli alleati di governo regionale e nazionale.
“Quest’anno parteciperò alla manifestazione del 25 Aprile, a Vicenza, con la speranza che si plachi il clima di odio e che le parole violente lascino lo spazio all’inclusione per tutti gli italiani, anche quelli, come me, nipoti di chi combatté mantenendo fede, da militare, al giuramento prestato”, ha detto Donazzan che milita in Fratelli d’Italia. La sua posizione era nota: “Per anni ho preferito un momento di preghiera in uno dei tanti luoghi testimoni della violenza della guerra civile per mano partigiana, per pregare per tutti i caduti. Proprio tutti, coloro che, in buona fede e credendo in un ideale, persero la vita”. Sono le frasi finali ad aver acceso la polemica. Donazzan ha infatti concluso: “La pacificazione è un valore da perseguire. L’antifascismo è un concetto ideologico antistorico, perché il fascismo è un periodo storico finito. L’antifascismo in Italia ha prodotto il terrorismo rosso giunto fino ai giorni nostri, con l’omicidio di Marco Biagi nel 2002. Non può essere un valore. Prova ne è che anche nella nostra Costituzione non viene mai menzionato”. L’antifascismo dunque è antistorico, eppure ha generato il terrorismo. Per di più Donazzan ha ribadito quello quanto già sostenuto dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, secondo cui l’antifascismo (o la parola antifascismo) non è contenuto nella Costituzione. In realtà molto esponenti politici hanno ricordato alla seconda carica dello Stato che è tutta la Costituzione ad essere un monumento politico e civile contro la dittatura fascista, tanto che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Alla Lega veneta le parole della Donazzan non sono piaciute. Già nei giorni scorsi il governatore Luca Zaia aveva dichiarato che la festa del 25 aprile “è fondante, perché la Liberazione dal nazifascismo è una cosa per cui non hanno combattuto soltanto coloro che erano in armi. Ma ha coinvolto donne, bambini, civili. E vanno ricordati gli ebrei sterminati e anche i non italiani che hanno partecipato”. Il commissario veneto Alberto Stefani ha replicato direttamente all’assessore di FdI sull’assenza nella Carta del riferimento all’antifascismo. “Sono perplesso da dichiarazioni come queste. La Lega è da sempre antifascista, anticomunista e contro ogni forma di dittatura. E qualsiasi forma di dittatura andrebbe consegnata ai libri di storia. Se viviamo in un Paese libero, lo dobbiamo a chi ha lottato per la libertà, per la democrazia e a chi crede che le dittature siano qualcosa da condannare e da superare, anche da un punto di vista culturale. Lo dobbiamo anche ai partigiani”. Poi, un affondo: “Considerare l’antifascismo la causa del terrorismo rosso è un insulto alle vittime di quegli eventi, tristissimi e dolorosi”.