“Ci sono tante giornate e in ciascuna si celebra un evento di particolare rilievo: il 27 gennaio la liberazione del campo concentramento di Auschwitz dal mostro dell’antisemitismo, il 25 aprile la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il 9 novembre la liberazione dell’Europa dal comunismo. Non vedo il problema, sono figlio di partigiano della Brigata Garibaldi, non accetto lezioni da chi non ha mai rischiato la vita per combattere il nazismo”. Così aveva risposto su Repubblica il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara alle polemiche nate dopo la sua lettera alle scuole il 9 novembre scorso per “festeggiare” la caduta del muro di Berlino.
Da allora, tuttavia, Valditara non ha più preso carta e penna per inviare agli studenti alcuna riflessione su altre date significative – citate da lui stesso. In occasione della Giornata della memoria il leghista milanese si recò alla sinagoga Remuh di Cracovia per firmare un protocollo di intenti tra il ministero e l’Ucei che sancisce la collaborazione per promuovere nelle scuole italiane iniziative che contrastino l’antisemitismo ma nessuna circolare ufficiale diretta – come fu per il 9 novembre – quando spiegò agli studenti che “La caduta del Muro dimostra l’esito drammaticamente fallimentare del Comunismo e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente”.
Per la festa della Liberazione nessuna circolare ufficiale: “Non è stata scritta – spiegano gli uomini vicini a Valditara – perché le scuole da sabato sono chiuse. Abbiamo preferito investire sulla comunicazione sui media e sui social”. Ieri l’inquilino di viale Trastevere ha twittato la lettera da lui fatta per i lettori del “Corriere della Sera” dal titolo “Guerra e libertà negata. Il fascismo è stato un male ma il 25 aprile deve unire” aggiungendo su Twitter: “Che il #25aprile sia una grande festa che unisca gli italiani”.
Valditara ha quindi scelto un’altra strada rispetto alla lettera alle scuole del 9 novembre scorso. Interpellato dal Fattoquotidiano.it ha risposto laconico: “Oggi non rispondo a giornali e a giornalisti”. Nessuna spiegazione, dunque, oltre a dire che le scuole sono in vacanza. Per la caduta del muro di Berlino il ministro si era prodigato a fare una vasta riflessione: “La sua realizzazione concreta comporta ovunque – aveva scritto – annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri”. Per la fine del fascismo e del nazismo nessuna riflessione diretta ai docenti e agli studenti.
P.s. Solo nella serata del 24 aprile è infine stato diffusa una nota del ministro non indirizzata – come già detto – agli studenti, ma un generico messaggio: “Il 25 aprile è una data fondamentale nella storia della nostra Repubblica – si legge – segna la sconfitta della dittatura fascista, la fine della guerra, il ritorno alla libertà e alla democrazia. Oggi, condannando il fascismo, noi ci dichiariamo per le libertà individuali, per lo stato di diritto, per la sovranità popolare, per la pari dignità di tutti gli esseri umani: i pilastri della nostra Costituzione. È dunque un giorno di festa che deve essere celebrato nella gioia e nella concordia. La festa della Liberazione – si legge ancora – sia la festa di tutti gli italiani. La scuola, nella sua costante attività quotidiana, è il primo presidio della memoria di ciò che è stato, luogo di formazione per eccellenza delle nuove generazioni ai valori democratici. Un bene prezioso per l’intero Paese”.