Nel primo semestre 2022 sono state emesse 289 interdittive antimafia. Nel semestre precedente erano state 373. Nel primo semestre del 2021 erano quasi il doppio: ben 455.

Cosa è accaduto? In Calabria sono diminuite, in un anno, ad un terzo; da 134 a 32. Come in Lombardia: erano 37 nel 2021, nel primo semestre del 2022 sono crollate a 13. Così come in Sicilia e in Campania: dimezzate. Solo in Emilia Romagna il numero di interdittive è cresciuto e in maniera significativa: da 42 a 76.

Quindi cosa accade? Le mafie sono meno presenti negli appalti? Il riciclaggio in Italia rappresenta un problema minore rispetto agli anni passati? E come mai in Emilia non sarebbe così?

Se rimaniamo in Lombardia e parliamo genericamente di riciclaggio e sappiamo che il reato presupposto non è unicamente l’associazione mafiosa, le segnalazioni di operazioni sospette, anch’esse strumento preventivo, come le interdittive, crescono: 12.695 nel primo semestre 2121; 13.275 nel primo semestre 2022. Quindi in controtendenza.

La risposta probabilmente è un’altra. Ne avevamo scritto su Lavialibera nel luglio 2021. E poi su Altreconomia a fine dicembre dello stesso anno: il quadro normativo contenuto nel Codice Antimafia con l’entrata in vigore, il 7 novembre 2021, del Decreto Legge 6 novembre 2021, n. 152, coordinato con la Legge di conversione 29 dicembre 2021, n. 233, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione Proprio nel momento in cui arrivano i fondi del Pnrr”, ha depotenziato un’arma letale. Un’arma che ha tanto inciso nell’allontanamento delle aziende che subiscono tentativi di infiltrazioni mafiose dall’evento Expo e da tante, grandi e piccole, opere pubbliche. Un’arma che si è cominciato ad usare anche per far decadere le autorizzazioni legate alle SCIA delle attività commerciali.

Il Prefetto, si scrive proprio nella relazione della Dia, se all’esito degli approfondimenti delle Forze di polizia ritenga sussistenti i presupposti per l’adozione dell’informazione interdittiva antimafia e che non vi siano ragioni di celerità del procedimento, dà comunicazione al soggetto interessato indicando gli elementi sintomatici dei tentativi di infiltrazione mafiosa. Con tale comunicazione è assegnato un termine non superiore ai venti giorni per presentare osservazioni scritte difensive ed evitare l’adozione dell’interdittiva antimafia. La procedura del contraddittorio si conclude entro sessanta giorni dalla data di ricezione della comunicazione.

Prima del momento di entrata in vigore di questa norma, per assurdo, pensata proprio per tutelare gli appalti Pnrr dalle mafie, se il Prefetto all’esito degli approfondimenti delle Forze di polizia riteneva sussistenti i presupposti per l’adozione dell’informazione interdittiva antimafia, escludeva immediatamente l’azienda dall’appalto.

E non c’è solamente il contraddittorio. Con la riforma del Codice Antimafia del novembre 2021 viene introdotta anche la prevenzione collaborativa. Misura decisa dal Prefetto quando accerta che i tentativi di infiltrazione mafiosa sono riconducibili a situazioni di agevolazione occasionale. Da questa ipotesi nasce un “serrato” scambio di richieste e di documentazione grazie al quale la prefettura monitorerà l’azienda per minimo sei mesi, massimo un anno, e l’azienda permane in cantiere.

Non ci sono dati nella relazione dei contraddittori avviati e delle procedure di prevenzione collaborativa. Peccato, sarebbe importante. L’unico dato certo è che in epoca Pnrr le interdittive antimafia sono diminuite del 36%. E non perché le mafie sono meno presenti negli appalti. Non ci sono segnali in questo senso. Anzi. A pagina 309 della relazione viene scritto: “Lo spirito di adattamento di queste organizzazioni alle regole di mercato e della finanza appare in continua evoluzione nella consapevolezza che l’immissione di capitali illeciti nei circuiti dell’economia sana consente di ottenere ulteriori e consistenti profitti. La prospettiva degli ingenti guadagni spinge le imprese criminali ad operare, in un primo momento, anche in perdita per accaparrarsi fette di mercato ai danni delle ditte concorrenti, puntando ad una redditività dell’investimento a lungo termine”.

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