Cronaca

Covid, nuova variante scoperta nei visoni. L’infettivologo Andreoni: “Elemento di preoccupazione”, Bassetti: “Notizia da addetti ai lavori”

Quando all’inizio della pandemia si scoprì che in diversi allevamenti di visone si era diffuso il Covid migliaia di animali furono abbattuti. Dalla Spagna alla Danimarca, passando per l’Italia. Furono chiusi allevamenti o macellati gli animali. Questo perché si temeva che il passaggio del coronavirus nei mammiferi potesse generare una mutazione pericolosa e del tutto nuova. Era il 2020 e l’allarme fu grande Ora una nuova variante di Sars-CoV-2 è stata identificata in Polonia, in due allevamenti di visoni molto vicini fra loro, a novembre 2022 e a gennaio 2023. La scoperta è stata riportata su ‘Eurosurveillance’, in un articolo che descrive questo “lignaggio criptico” del virus di Covid-19 come il “possibile risultato di una circolazione prolungata non rilevata in un serbatoio animale sconosciuto” al momento. Per ora, si precisa, non sono stati individuati casi umani del nuovo lignaggio. La variante ‘umana’ più simile è la B.1.1.307, le cui ultime sequenze sono state segnalate in diverse parti d’Europa tra fine 2020 e inizio 2021. Ma rispetto a quest’ultima il virus del visone presenta differenze in 40 nucleotidi, suggerendo la possibilità di “un’evoluzione virale indipendente” che “potrebbe costituire una fonte per futuri focolai con nuovi ceppi”. “Il sistema di sorveglianza per le infezioni da SarS-CoV-2 nella regione dovrebbe essere rafforzato – raccomandano i ricercatori – testando più frequentemente visoni e uomini in questi allevamenti, ma dovrebbero essere testati anche animali selvatici come visoni, gatti, faine, puzzole o volpi”.

“Credo sia un’informazione che va bene venga data ai medici, ai sanitari, che venga affrontata nelle riviste scientifiche ma che a mio avviso non dovrebbe diventare una notizia di cui discutere al bar o sui social perché nello stesso momento in cui viene annunciata viene immediatamente detto che non ha una maggiore virulenza, né una maggiore aggressività e quindi non so bene perché si continui a dare notizia di nuove varianti- dice a LaPresse Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova – È una notizia ‘virologica’ che a mio avviso deve riguardare solo gli addetti ai lavori. Non per censura, ma semplicemente perché non ha più senso dare notizia di varianti sui giornali, riservandole un’attenzione spasmodica”, aggiunge. “Mi fa specie che in Italia si metta sui giornali l’ultima variante arrivata, quella della Polonia, e non si parli del caso di Dengue di un cittadino francese a Nizza che è a 20 chilometri dal confine italiano“, osserva l’infettivologo. “Il fatto che il virus che causa il Covid sia stato trovato in un visone? Mi preoccupa di più che nel visone sia stato trovato quello dell’aviaria, argomento che è passato praticamente indisturbato”, spiega Bassetti. “Quello sì che è un problema, non la variante di Omicron”.

-L’identificazione di una nuova variante di Covid, scoperta in un allevamento di visoni in Polonia potrebbe costituire “un elemento di preoccupazione perché già il virus è variabile per conto suo ma quando ripassa per un altro animale, in un mammifero, per poi eventualmente tornare all’uomo, questo ulteriore passaggio lo può modificare sostanzialmente” dice a LaPresse Massimo Andreoni, Direttore Scientifico Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali) e direttore UOC Malattie Infettive Tor Vergata a Roma. “In questo passaggio dall’uomo all’animale e dall’animale, eventualmente, ancora all’uomo il virus può fare delle mutazioni sostanziali e questo potrebbe creare un virus completamente diverso“, spiega. Ma “al di là di allarmismi, quello che si deve fare è una sorveglianza molto attenta, continuando a sequenziare il virus e vedere come muta. La sensazione – sottolinea – è che stiamo comunque andando verso una situazione di endemicità, cioè che questa grande immunità che abbiamo creato nelle persone attraverso i vaccini e le infezioni naturali crei comunque una situazione che non potrà essere più come quella di Wuhan, con il ceppo originario. Un certo grado di immunità lo abbiamo comunque raggiunto. Però ci potrebbero essere dei colpi di coda dell’epidemia con un aggravamento del quadro clinico. Su questo sarei abbastanza ottimista, però molto attento a quello che sta accadendo”.