Un'edizione da record, che ha visto il ritorno in città dei visitatori (ma soprattutto degli addetti ai lavori) provenienti dalla Cina e le strade del centro del capoluogo lombardo prese d'assalto da una folla interessata e curiosa che ha sfidato pure le intemperie pur di non perdersi i tanti eventi in programma
Con il record di oltre 300mila visitatori, chiude i battenti l’edizione 2023 del Salone del Mobile di Milano. Un’edizione da record, che ha visto il ritorno in città dei visitatori (ma soprattutto degli addetti ai lavori) provenienti dalla Cina e le strade del centro del capoluogo lombardo prese d’assalto da una folla interessata e curiosa che ha sfidato pure le intemperie pur di non perdersi i tanti eventi in programma. E così, siamo tutti ebbri di design, ma anche – si fa per dire- del “Green tonic Spritz” preparato sapientemente da Sina Ghahreman, guru newyorkese in drinkology, nello smagliante SiMa, cocktail e backgammon lounge, di Massimliano Locatelli, archi/star e giocoliere della trasformazione. Dalla chiesa sconsacrata di San Paolo in Converso alla townhouse milanese di corso di Porta Vigentina 12, già trasformata nel sua boutique di ceramiche Quattro piani di meraviglie da scoprire: tavolini con ripiani da gioco, sgabelli di antiquariato e libreria con volumi di design, architettura e arte. All’ultimo piano ha allestito una mise en place da Sky Bar con divanoni e cuscinoni per il chill out. La giuria internazionale di Elle Decor, la bibbia dell’interior designer, ha incoronato Giuliano Andrea Dell’Uva “Designer dell’anno”, mente e spirito poliedrico, riveste di luce il settecentesco palazzo Bovara di Corso Venezia. Ha intitolato il suo percorso “The Art of Light”. E luce fu, si passa da un salone all’altro e un gioco di luce/ombre sembra modificare lo spazio. La luce si fa architettura. E non chiamateli più rubinetti: la Pinacoteca e le statue del Canova si riflettono in un gioco d’acqua. E’ l’allestimento mozzafiato Grohe per presentare la loro rubinetteria più tecnologica.
Il quartiere dell’ex macello di via Molise si conferma il più di tendenza, ospita giovani e talentuosi designer di tutto il mondo e brand consolidati come gli iconici specchi veneziani “Barbini”, sette generazioni di maestri di vetro soffiato. Omaggio a Ingo Maurer che veste di luce frammentata il Piazzale Principessa Clotilde, parte del Brera Design District. E ci emoziona ancora ancora di più l’installazione di Issey Miyake, lo stilista/totem giapponese, recentemente scomparso. Il suo iconico tessuto plissè che non si sgualcisce mai, si fa scultura. La sua boutique di via Bagutta, dalle venditrici ai visitatori, è la quintessenza dello stile, agli antipodi del cafonal dilagante. D’altra parte, la moda è stata grande protagonista in questo Fuorisalone: menzione speciale per la seconda edizione di Valentino Vintage, il progetto di Maison Valentino che dona una seconda vita ai capi storici del brand, invitando la comunità a portare i propri capi Valentino nei negozi vintage selezionati e a scambiare gli articoli con l’opzione di acquistare i nuovi modelli, offrendo ai clienti la possibilità di scoprire la bellezza delle creazioni del passato e dando la possibilità a questi vestiti di vivere una seconda vita fuori dall’armadio. Così, nella boutique di Madame Pauline a Milano, tra atmosfere casalinghe e suggestioni retrò, ecco una selezione chicchissima di capi, da minidress al trench con ricami gioiello. Non solo: quest’anno il progetto fa un passo ulteriore grazie alla collaborazione con 1 Granary, espandendosi localmente al contempo con 7 scuole di moda e d’arte, una in ciascuna delle città in cui vengono avviati i takeover: Valentino donerà infatti una selezione curata di cinque look vintage a ciascuna scuola associata e alla community 1 Granary, per trasmettere in modo innovativo il proprio craftmanship e il know-how, scoprendo i codici iconici della maestria artigianale della Maison e il suo universo estetico.
Sempre restando in ambito fashion, da LoroPiana è andata in scena la forza dell’essenziale: l’artista e designer argentino Cristián Mohaded si ispira alla tradizione andina dei ‘apacheta’, cumuli di pietre che abitualmente segnano i sentieri e i passaggi sulle Ande, accompagnando i viaggiatori nel loro pellegrinare. I sassi Loropiana sono ovviamente realizzati in pregiato tessuto. Arte, cioccolato e design si sono invece fusi regalando al pubblico un’esperienza multisensoriale con CAV(E)A, l’evento esclusivo che ha visto le opere di Francesca Piovesan a dialogo con l’opera in cioccolato e pietra Ceppo di Gré del maitre chocolatier Guido Castagna. E proprio l’arte è stata protagonista anche nella boutique di Delvaux in via Bagutta a Milano, dove è stata allestita “Vortex”, la mostra curata da Sabino Maria Frassà e dedicata alle immagini di Veronica Gaido, “tra fotografia e pittura al lume di una candela”. Le opere di Gaido sono infatti un sublime gesto pittorico che l’artista compie utilizzando la macchina fotografica a guisa di pennello, mentre scatta a lume di candela foto ai modelli. Ecco allora che in “Vortex” il pubblico si è trovato a vivere un’installazione immersiva che coniugava in modo quasi simbiotico i codici visivi ed estetici dell’artista con quelli propri di Delvaux.
Un clone di Oscar Wilde è seduto in vetrina e scrive: siamo nell’atelier di scrittura di Montblanc (dire negozio è riduttivo). In tempi di esasperante digitalizzazione risalta il valore che fa tanto bon ton della bella calligrafia. Mentre servono palline di gelatina profumate al gin con fogliolina d’oro. Poco più avanti, in via del Gesù, è andato in scena “Brioni X MITA: una celebrazione del design tessile italiano del XX° secolo”: nella nuovissima boutique del brand d’alta sartoria – fresca di restyling con un concept incentrato sul calore di un’accoglienza casalinga – ecco che i clienti hanno potuto ammirare un’installazione incentrata sulla lunga e continua collaborazione della Maison con l’azienda produttrice di arazzi, oltre la selezione di arredi permanenti con del design italiano dagli anni ’30 agli anni ’80, tra cui pezzi di Gio Ponti, Carlo e Tobia Scarpa, Luigi Caccia Dominioni, Ico Parisi e Paolo Buffa, oltre a Barovier & Toso. Proseguendo poi in via Montenapoleone, tappa imprescindibile è stata la boutique di Fratelli Rossetti, appuntamento fisso del Fuorisalone: per questa edizione l’azienda calzaturiera ha collaborato con Istanbul Autoban, in un anno di importanti traguardi per entrambi i brand. Gli artisti hanno firmato le vetrine, colorandole di un giallo e verde sgargiante, ricreando così un’atmosfera fresca, dai tratti esotici. Questo è solo il primo passo di una partnership che prenderà poi vita nel 2024, con la realizzazione di un sabot frutto della contaminazione tra la cultura occidentale e quella orientale.
Da Frette, brand di life style e biancheria di lusso, ci tuffiamo in un’esperienza fluttante e multisensoriale che porta la firma di Alberto Maria Colombo, 150 schermi collegati fra di loro per uscire dal caos e riconnettersi con la bellezza della natura. E la pace dei sensi si raggiunge anche con l’Human Mandala, una performance dal vivo di Sara Ricciardi. Bellissimi poi i giochi prospettici messi in scena da Audi nei chiostri del nuovissimo (e chiacchieratissimo) Portrait e poi da Kohler nel Palazzo del Senato. Dulcis in fundo, un plauso speciale per le iniziative che hanno aperto al pubblico alcuni gioielli del patrimonio meneghino solitamente chiusi al pubblico come Palazzo Visconti e Palazzo Litta. Chapeau!