La questione più urgente da risolvere per il Pd è a mio parere la necessità improrogabile di ricucire il rapporto con i militanti e gli elettori. Questione che riguarda in realtà in modo bruciante non solo il Pd ma tutte le formazioni progressiste a cominciare dal M5S, senza escludere Verdi e Sinistra italiana.
È sensazione diffusa che i nostri leader vivano asserragliati in torri d’avorio, circondati dai loro consulenti, unici esseri ai quali danno, forse, ascolto. Che questo stato di cose sia deleterio è sotto gli occhi di tutti. Le organizzazioni progressiste appaiono spesso incapaci di cogliere i sentimenti e sfruttare idee sensate che arrivano dal mondo dei comuni mortali.
Sono restato stupito scoprendo che il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha da tempo dato vita a un’iniziativa che è al contempo curiosa, divertente e interessante, caratteristiche che spesso mancano alla comunicazione progressista troppo ingessata. E per inciso mi stupisce di non aver saputo nulla, prima, di questa iniziativa: sia i media che la comunicazione del Pd le hanno dedicato ben poco spazio.
Ricci si è inventato “Un sindaco in famiglia”. Ha chiesto ai cittadini se ci fosse qualcuno interessato a invitarlo a cena, per parlare dei problemi della vita a Pesaro. Queste cene sono state trasmesse in diretta sul web e hanno ottenuto un successo straordinario superando addirittura le ottomila visualizzazioni, che in una città di quasi 95mila abitanti è un risultato notevole.
Non sazio, il sindaco si è inventato un altro format: “Sindaco, che barba”. Puoi intuire dal titolo che si tratta di dirette trasmesse da saloni di barbieri, con il sindaco con la schiuma da barba sul viso, che conversa con i cittadini mentre il barbiere compie la sua meritevole opera. Poi ha fatto il “Sindaco diamoci un taglio”; entrambe le formule ironizzano sul fatto che il sindaco è noioso, parla troppo e oltretutto ha pochi capelli.
Ancora affamato di contatti umani ha organizzato il “bla bla Sindaco”, conversazioni con studenti che il sindaco accompagna in auto alla loro sede universitaria chiacchierando in diretta web. Infine si è inventato: “A spasso col sindaco”, camminata in diretta in un quartiere che permette al primo cittadino di raccontare i progetti in corso e accogliere osservazioni e proposte direttamente sul posto.
Da questi incontri sono uscite decine di idee, proposte, riflessioni. Ad esempio il progetto “Zero semafori” con modifiche alla viabilità. Immagina la cena con il sindaco con Google Maps aperto davanti, a discutere sugli incroci pericolosi e di come cambiare i sensi di marcia per sveltire il traffico… Cioè il sindaco che discute i cambiamenti della viabilità? Che magari c’è qualche cittadino che vive in quella strada e ha visto aspetti che ai super consulenti sfuggono?
Negli incontri è nato anche il progetto di ristrutturazione globale di una scuola elementare con tanto di efficientamento energetico (il solito idraulico in pensione che pensa di saperne di più dell’ingegnere del Comune ha fatto qualche proposta?). Il progetto, nato tra l’amaro e il caffè, è già stato finanziato dal Pnrr.
Durante una cena nel centro storico è nata la modifica del sistema di raccolta differenziata con l’adozione di speciali cassonetti che avevano vinto un concorso di designer a Mantova (ci sono anche cittadini che seguono l’arte moderna). Davanti ai cappelletti in brodo è stata immaginata anche la campagna “Colorare il grigio”, che ha trasformato i sottopassi in una mostra permanente di street art riservata agli artisti pesaresi.
E non stupisce che un Comune gestito ascoltando la gente poi riesca a costruire anche la “Bicipolitana”: 85 chilometri di piste ciclabili. E sono pure riusciti a diventare “Capitale italiana della cultura 2024”.
Un dato curioso: Ricci è stato a lungo bersagliato da odiatori web, ha fatto causa, ha vinto e ha dato il denaro in beneficenza. Ma queste iniziative di incontro con i cittadini sono state risparmiate dai teppisti da tastiera.