La vicenda che coinvolge la Procuratrice aggiunta di Palermo, Marzia Sabella, ed il Csm evoca terribili spettri che sarebbe meglio cacciare subito.
Il fatto, in breve: diversi organi di stampa riportano il “niet” espresso con fragoroso voto unanime dalla Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura alla autorizzazione richiesta dalla dott.ssa Sabella per partecipare al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove dovrebbe incontrare un gruppo di studenti e studentesse che hanno adottato l’ultimo libro della magistrata, intitolato Lo sputo (edizioni Sellerio), a fronte di un compenso lordo che le fonti giornalistiche fissano in ben 1.000 (mille!) euro. Si tenga conto che l’incontro al Salone del Libro di Torino sarebbe il coronamento di un percorso già cominciato con la scuola che ha adottato il libro: una cosa seria, insomma.
La decisione della Prima Commissione appare inquietante per irragionevolezza e sproporzione se soltanto si voglia provare a riflettere su quella che dovrebbe essere in generale la ragione per la quale devono giustamente essere sottoposti ad autorizzazione del Csm incarichi retribuiti extragiudiziari di qualunque tipo e cioè quella di tutelare la reputazione, l’autorevolezza e l’imparzialità della magistratura.
Ma in che modo questo fondamentale bene (autorevolezza, indipendenza della magistratura) possa essere minacciato dalla partecipazione al Salone del Libro di Torino è davvero misterioso. Ben altre sono state in questi anni le condotte che hanno seriamente minacciato l’aura di autorevolezza della magistratura e, per altro, non sempre all’altezza della gravità di queste condotte è parsa la reazione del Csm.
Dunque, gli spettri.
Ecco perché questa decisione, irragionevole e sproporzionata, evoca un paio di spettri che sarebbe bene fossero cacciati dal Plenum del Csm convocato per il 26 Aprile, che dovrà ratificare o meno la decisione assunta in fase istruttoria dalla prima Commissione.
Il primo “spettro” è quello della censura preventiva, finalizzata a rendere accidentata la strada del consenso pubblico a chi, oltre che essere magistrato, è anche cittadino e che un domani, forte del consenso accumulato, potrebbe rivelarsi un fastidioso avversario politico (e qui l’accezione del termine “politico” può essere intesa nel modo più ampio).
Il secondo “spettro” è quello del castigo tramite mortificazione di un magistrato reo di aver osato contestare pesanti responsabilità penali al top del personale politico col vento in poppa. E qui il riferimento marinaro è tutt’altro che casuale perché, neanche a farlo apposta, la Procuratrice Sabella è titolare della inchiesta che vede imputato Salvini per la vicenda Open Arms.
Sono spettri terribili, appunto, quelli evocati dalla decisione della Prima Commissione del Csm, spettri che vanno esorcizzati quanto prima, altrimenti, questi sì, rischiano di allungare un’ombra infausta sul bene grande dell’autorevolezza della magistratura.
Forse, chissà, potrebbe avere un ripensamento lo stesso presidente della Prima Commissione del CSM, il consigliere laico, Enrico Aimi, che sicuramente ha a cuore la credibilità delle Istituzioni democratiche essendo stato financo Senatore della Repubblica. Precisamente fino a settembre del 2022, quando pur essendo stato ricandidato da F.I. nel collegio uninominale di Modena, è stato battuto.