Cronaca

Bruno Segre, partigiano di 104 anni: “Cos’ha insegnato la Resistenza? Il gusto della libertà. Meloni pensi di più alla sanità e meno alle armi”

“Il Presidente del Senato si vanta di avere il busto di Mussolini in casa e deforma la storia: è un analfabeta della democrazia”. Parola di Bruno Segre, classe 1918, partigiano nelle brigate di Giustizia e Libertà e nel Dopoguerra avvocato del primo obiettore di coscienza Pietro Pinna. Una vita spesa per “l’insopprimibile desiderio di libertà” fin da quando decise di salire in montagna per combattere il fascismo. “Sono stato incarcerato nella caserma di via Asti, ho rischiato la fucilazione e la deportazione” racconta a ilFattoQuotidiano.it nella sua casa di Torino. E oggi a 104 anni ricorda con passione la Resistenza: “L’insegnamento più grande che ci ha lasciato quel periodo è stato il gusto per la libertà – racconta Segre – come nel Risorgimento ci furono i volontari che lasciarono la famiglia e il lavoro per combattere con Garibaldi e Mazzini, nella Resistenza ci furono 300mila persone che si dedicarono all’opposizione al fascismo”. Oggi quella libertà è messa a rischio? “Un po’ sì, a causa del governo Meloni che ogni tanto prova a ridurre qualche cosa. Purtroppo abbiamo dei partiti d’opposizione che valgono poco”. La preoccupazione più grande dell’avvocato riguarda la volontà di riformare lo stato in senso presidenzialista: “Il presidenzialismo uccide la democrazia perché sostituisce la volontà parlamentare con quella di una persona sola, il presidente, ma sappiamo che fine fanno i presidenti…” avverte Segre. Ma c’è un altro grande timore: “La volontà di privilegiare le spese militari agli investimenti sociali. L’Italia è ancora arretrata nella sanità e nella scuola perché da un lato continuano a mancare medici e infermieri e dall’altro ci sono ampie fasce di giovani che lasciano la scuola presto”. Per Segre questo 25 aprile sarà “di dissenso” nei confronti di certi esponenti delle istituzioni come il presidente del Senato La Russa: “È necessario stringere i ranghi mantenendo il giuramento di fedeltà alla Repubblica. La Costituzione non dev’essere toccata”. L’ultimo messaggio è dedicato alla presidente del Consiglio Meloni: “Deve difendere quello che invece nega cioè la Costituzione della Repubblica che è stata la grande conquista dell’Italia”.