Dopo il Parlamento europeo, che si è espresso il 18 aprile, anche il Consiglio Ue ha approvato in via definitiva la riforma del mercato Ue delle quote di CO2, l’Ets. L’Emission trading system coprirà anche il trasporto via nave, integrerà sempre di più l’aviazione e dal 2027 vedrà la creazione di un nuovo mercato delle emissioni separato (Ets 2) per trasporti su gomma e riscaldamento domestico. Che potrebbe però essere rinviato in caso di nuovo aumento dei costi dell’energia. In parallelo entrerà in vigore dal 2026 una carbon tax alle frontiere che colpirà i beni ad alta intensità energetica importati da Paesi con standard più permissivi e nascerà un nuovo Fondo sociale da 86,7 miliardi di euro, tra contributi Ue e nazionali, per attenuare l’impatto della transizione sulle fasce a basso reddito. Via libera dunque a tre pilastri del Fit for 55, sui quali ora le istituzioni comunitarie chiedono una ratifica rapida e compatta dei 27.

Un “buon giorno per il clima”, è stato il commento del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans.
“Le politiche climatiche dell’Ue ora corrispondono alle nostre ambizioni e l’adozione finale in Consiglio mette l’Ue sulla strada giusta per realizzare il nostro obiettivo per il 2030”. Per le ong ambientaliste, al contrario, complice il massiccio sforzo di lobbying dell’industria energivora si è fatto troppo poco e troppo tardi. E l’accordo continua a favorire i grandi inquinatori. Le industrie dell’acciaio, del cemento e della chimica continueranno infatti a ricevere quote di emissione gratuite fino al 2034, incassando secondo Carbon market watch l’equivalente di 400 miliardi di euro di sussidi. Secondo Alex Mason, capo dell’area clima ed energia del policy office europeo del Wwf, l’accordo raggiunto dalle istituzioni europee “favorisce i grandi inquinatori piuttosto che aiutare i cittadini a liberarsi dai costosi combustibili fossili, continuando a distribuire miliardi in quote di emissioni gratuite con pochi vincoli.

I testi sono stati approvati durante la riunione dei ministri dell’agricoltura, con la sola Polonia a prendere parola contro tutto il pacchetto. L’opposizione di Varsavia si è concretizzata sulla riforma del sistema, sul regolamento sull’aviazione e sulla carbon tax alle frontiere. La Finlandia ha votato contro il Fondo sociale per il clima. Varsavia si è astenuta su quest’ultimo dossier e sull’Ets per il settore marittimo. Bulgaria e Belgio si sono astenute sulla riforma generale del sistema e sulla carbon tax alle frontiere.

All’Eurocamera aveva invece retto l’asse S&D-Ppe-Renew alla base della maggioranza Ursula. Nei 5 voti sul pacchetto i sì hanno variato da 413 a 521 voti favorevoli, incassati dal Fondo sociale per il clima. Meno convinto l’ok degli eurodeputati alla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni che alza dal 43 al 62% i target di riduzione al 2030. La riforma ha comunque innescato la protesta dei gruppi che siedono alle estremità dell’emiciclo. “Rischiamo di vedere proteste come quelle dei gilet gialli in tutte le capitali”, ha avvertito la capogruppo della Sinistra Manon Aubry. Il pacchetto votato dall’Eurocamera “danneggia vergognosamente il nostro tessuto economico e occupazionale”, ha detto Paolo Borchia della Lega.

Sempre in tema ambientale, un Forum di consultazione che si svolgerà giovedì prossimo a Bruxelles sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica degli apparecchi di riscaldamento aprirà il confronto sulla proposta di aumentare i requisiti di efficienza delle caldaie fino a mettere fuori gioco quelle a gas e sancirne il divieto di vendita dal 2029. “Aumentando la soglia di efficienza energetica al 115%, l’Europa potrebbe porre fine alla vendita di nuove caldaie a combustibile fossile autonome in quanto queste non soddisferebbero più i nuovi requisiti di efficienza energetica”, spiega in una nota la Ong Ecos, che fa parte del Forum. La revisione del regolamento sull’ecodesign si basa sulla concertazione tra le parti interessate ed è in corso dal 2018. Il forum di consultazione sugli apparecchi di riscaldamento non si riunisce dal settembre 2021.

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