Scontro aperto nel centrodestra al Consiglio superiore della magistratura. La seduta del plenum dell’organo di autogoverno in programma mercoledì alle 13 è iniziata due ore più tardi per mancanza del numero legale, dopo che i quattro consiglieri laici in quota Fratelli d’Italia – Felice Giuffré, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli – hanno disertato in polemica con il vicepresidente scelto dalla Lega, Fabio Pinelli. Il motivo dello scontro è il nuovo calendario di programmazione dei lavori proposto da Pinelli, che conferma fino alla fine dell’anno l’abolizione della cosiddetta “settimana bianca“, l’ultima di ogni mese, in cui (fino alla scorsa consiliatura) il plenum e le Commissioni non si riunivano. Una stretta contestata da numerosi consiglieri, che hanno lamentato la difficoltà di istruire in modo adeguato le pratiche senza un periodo di “respiro”. E tra i più critici verso Pinelli ci sono proprio i laici scelti dal partito di Giorgia Meloni, irritati per il “protagonismo” e la narrazione efficientista dell’avvocato leghista (che la settimana scorsa si è vantato di aver aumentato del 30% il numero di pratiche definite rispetto ai primi tre mesi della consiliatura precedente). Ad alimentare l’insofferenza c’è un dato politico: la vicepresidenza era in origine destinata a FdI, prima del ritiro forzato della candidatura di Giuseppe Valentino, il nome che era stato individuato per la carica.
Martedì i consiglieri si erano riuniti su Zoom per discutere in vista del plenum di oggi, in cui il progetto di calendario avrebbe dovuto essere approvato. Una soluzione condivisa era stata individuata in un emendamento di compromesso: durante la “settimana bianca” avrebbero lavorato solo le Commissioni con più arretrato. Pinelli però ha rifiutato la mediazione, insistendo sull’idea originale e schermandosi dietro un presunto input arrivato dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che è anche presidente del Csm. Così, pochi minuti prima della seduta, i laici di Fratelli d’Italia hanno scelto di strappare, non presentandosi nell’aula Bachelet e chiedendo una “pausa di riflessione“. Alcuni consiglieri sono rimasti ad aspettare per oltre un’ora, ma il vicepresidente non si è presentato a dare atto della mancanza del numero legale, limitandosi a spostare l’inizio della seduta alle 15. “È mancato un approccio dialogante ed equilibrato da parte dell’intero Comitato di presidenza (composto da Pinelli e dai due membri di diritto, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, ndr)”, che ha imposto il prendere o lasciare”, denuncia il togato indipendente Andrea Mirenda.
Per evitare di andare alla conta – con il rischio di essere di fatto sfiduciato – Pinelli alla fine ha dovuto accettare una piccola modifica, più formale che sostanziale: alla ripresa della seduta il calendario è stato approvato all’unanimità, con la specifica che nelle “settimane bianche” la convocazione del plenum non sarà più automatica ma solo “eventuale” (in base al carico di lavoro). In ogni caso invece si riuniranno le Commissioni più in difficoltà (la Settima, la Quinta e la Quarta): le sedute saranno tre (una il martedì e due il mercoledì) se il plenum non viene convocato, due (il martedì e il giovedì) in caso di convocazione.