“Sono una mamma e lei aveva tre figli. Siete nelle mie preghiere. Vi voglio bene”. Così la zia materna di Gianluca Paul Seung, l’uomo accusato dell’omicidio premeditato della psichiatra Barbara Capovani, ha voluto “chiedere scusa a questa famiglia” parlando ai microfoni di Radio1 esprimendo il desiderio di conoscere i figli della vittima. Parlando del nipote, ex paziente della dottoressa ha detto: “Doveva essere curato. Non era mia sorella che poteva fare qualcosa, ma lo Stato. Qui qualcuno deve intervenire perché sono situazioni che stanno succedendo tutti i giorni”. L’uomo, che a Pisa ha aggredito mortalmente fuori dal Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di cui era responsabile venerdì scorso, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Il 35enne è detenuto nel centro clinico della casa circondariale ed è sottoposto a cura farmacologica. “È molto scosso”, hanno detto gli avvocati Andrea Pieri e Gabriele Parrini. Il giudice Nunzia Castellano ha disposto la custodia cautelare in carcere. Lo “sciamano”, come si definiva Gianluca Paul Seung, stando al referto medico redatto dalla dottoressa Capovani nel 2019, quando lo aveva avuto in cura, era afflitto da un “disturbo narcisistico”.
Uno dei reni donati da Barbara Capovani ha salvato la vita a un bambino, a un piccolo paziente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma che da tempo attendeva un organo compatibile. Anche il fegato della dottoressa è stato utilizzato per un trapianto salva vita, in questo a Milano. Cuore, polmoni e un altro rene sono stati invece inviati a Siena per il consolidato circuito dei trapianti. I funerali della dottoressa si svolgeranno quasi certamente domenica con una cerimonia all’università La Sapienza di Pisa. Il compagno della psichiatra, Michele Bellandi, ha promesso che “proseguirà la sua battaglia per modificare un impianto legislativo ormai inadeguato per garantire maggiore sicurezza agli operatori della psichiatria sociale”. “Abbiamo deciso di restare nel silenzio. Posso solo dire che faremo una cerimonia privata e terremo fede all’impegno di Barbara che è sempre stato quello di cambiare un sistema con leggi che riteneva ormai inadeguate. Nella sua vita ha sempre aiutato chiunque e lo ha fatto in silenzio”. Stefano Bellandi, cognato della vittima, racconta: “Barbara era la più intelligente, altruista e brava che abbia conosciuto in mia vita. L’unica cosa che ci auguriamo è che nessuno debba più vivere episodi di violenza così”.