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Tunisia allo stremo: l’accoglienza va coordinata. Ma l’azione del nostro governo è sconcertante

La situazione drammatica, soprattutto dal punto di vista economico, che si è verificata in Tunisia, dimostra che siamo in presenza di un irrefrenabile fenomeno globale che richiede una grande apertura di idee da parte dell’Occidente e non consente soluzioni di carattere individualistico come prescrive il vigente pensiero unico neoliberista.

In una situazione del genere occorre pensare all’accoglienza coordinata da parte di tutti i Paesi occidentali dei migranti dall’Africa, piuttosto che chiudersi in un’estenuante posizione di disumano respingimento, ed è da tener presente che la Tunisia subisce per altro vari attacchi terroristici da parte dei libici e soprattutto non produce più nulla, poiché le imprese produttive, in maggior parte straniere, si stanno spostando nel vicino Marocco.

La sua crisi economica è sulle soglie del fallimento e il Capo del governo Kaïs Saïed, di fronte una fuga prevista del 65% dei tunisini, chiede aiuti economici all’Unione europea, la quale purtroppo resta sorda a questa richiesta.

Inoltre alla richiesta di fondi da parte del capo del governo tunisino il Fondo monetario internazionale ha posto delle condizioni inaccettabili: l’eliminazione dei sussidi sociali, i tagli alla scuola e alla sanità, l’innalzamento dell’età pensionabile, e soprattutto le privatizzazioni. Tutte condizioni che non possono essere attuate per mancanza dei soldi stessi. E si tratta invero di condizioni illogiche perché tagliare sul welfare in situazioni di questo tipo è assolutamente impossibile.

Come si possono eliminare i sussidi sociali se si tratta di un Popolo arrivato alla fame? Questo dimostra che il Fmi ha le idee bloccate dal pensiero neoliberista, il quale ha come fine l’arricchimento dei ricchi e l’impoverimento dei poveri.

Qualcosa di analogo si verifica anche nel nostro Paese con il decreto Cutro, approvato dal Senato e in corso di esame alla Camera, il quale disciplina il flusso dei migranti secondo le esigenze delle imprese italiane, limita la protezione speciale che consente di concedere agli immigrati permessi di carattere umanitario, e infine potenzia gli hotspot e i Centri per il rimpatrio (Cpr) nella falsa previsione di rispedire nei Paesi di origine quanti arrivano in Italia fuggendo dalla guerra e dalla fame.

Un idea molto positiva è soltanto quella del Portogallo, il quale ha deciso di concedere la cittadinanza ai migranti che arrivano dalle ex colonie portoghesi.

Limitando il mio sguardo all’Italia, giudico estremamente sconcertante e priva di logica l’azione che il governo sta svolgendo in questo settore, un’azione che, come ho accennato, dimostra la sua disumanità nel cancellare la cosiddetta protezione speciale relativa ai rapporti familiari dei migranti, e d’altro lato il potenziamento degli hotspot che sono effettivamente dei centri di “fuoco”, dove si tenta di identificare gli immigrati provenienti dal mare e soprattutto il potenziamento dei Centri per il rimpatrio che sono delle vere e proprie carceri, che impediscono in modo assoluto qualsiasi forma di integrazione dei migranti che arrivano in Italia.

Tutto è in pieno contrasto con la nostra Costituzione e in particolare con gli articoli 10, che riguarda il diritto di asilo, e 2, che tutela i diritti inviolabili dell’uomo e impone inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale.

A mio avviso o si segue quanto prescrive la nostra Costituzione, oppure anche noi faremo la fine della Tunisia.