Trash-Chic

Barnaba Fornasetti chiude la Design Week: è l’evento nell’evento. Da Milano a Napoli, Emma Dante si conquista la scena: è lei la regista più visionaria

Ultimi scampoli di design….peccato, poco spazio ai giovani. La follia che non mi posso permettere? Il Baule Louis Vuitton da 250mila. La festa piu’ bella? Quella dove non sono andata

Invitati 400 persone. Altrettanto in lista d’attesa, metà di mille hanno tentato di imbucarsi. Come da tradizione Barnaba Fornasetti festeggia la giornata conclusiva della settimana del design, fu Salone del mobile. Nella sua casa/atelier e memoria storica di famiglia custodisce disegni del padre in foldoni divisi per temi: uccelli, carte da gioco, bocche, colonne… Passato e futuro. Insieme. Ogni stanza è una Wonder Room, la formula è quella della casa aperta, amici e curiosi sciamano da un piano all’altro, traboccanti di occhi, cuscini e eccentricità.

Barnaba che se non avesse fatto il designer sarebbe diventato un David Guetta, lui è nato con il vinile e davanti alla consolle è perfettamente a suo agio come davanti a un tavolo da designo. Il suo tecno è pazzesco, si balla e si tira tardi. Tanto domani il Design smonta. La follia che non mi posso permettere? Il Baule Louis Vuitton progettato da Marc Newson, l’ icona del design industriale dentro l’ icona di alta valigeria. Pezzi e prezzi da collezione, solo 40 esemplari, da 250mila in su. Un oggetto nell’oggetto, formato da 19 nicchie/cubi modulari con un migliaio di soluzioni d’incastro. E’, praticamente, la versione Luxury del baule fai/da/te. Anche per la borsa Bottega Veneta mi tocca chiedere un mutuo. In fondo in fondo a un tunnel di giacchiò in vetro resina, eccola l’Apparizione by Gaetano Pesce: 150 metri di pelle sminuzzata e intrecciata, due mesi di sapienza artigianale. Solo 3 esemplari per 30mila euro. Si cambia scenario ma l’adrenalina rimane alta: imbastisce antiche fiabe con il culto dei morti (che al sud ha una sacrale teatralità), Emma Dante al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano ha portato in scena “Pupo di zucchero – La festa dei morti”…).

E nella stesse ore in cui debuttava al Teatro Mercadante di Napoli Vincenzo De Luca tuonava: “Non finanzio cafoni e parassiti”. E il titolo di Emma Dante “Misericordia”, (i temi ci sono tutti: degrado sociale, amore e incomunicabilità con avvolgente movimento scenico ) non suonerebbe profetico? Le tre donne di giorno sferruzzano, di notte concedono i loro corpi sfatti ai piaceri di chi paga. Perché loro sono anche tre madri che accudiscono l’orfanello disabile. Mai come quest’anno la programmazione del Mercadante è andata ben oltre la sua fama di Teatro Stabile Nazionale: Pippo Delbono è stato commovente con la sua “Gioia”, “In nome della madre” di Erri De Luca da brivido, … aspettando il Lazarus di David Bowie. Giusto per citarne alcuni. Chapeau al direttore artistico Roberto Ando’ (il suo ultimo film “La Stranezza” con il trio Servillo/Ficara/Picone è da Oscar) De Luca aveva già cominciato a dare i numeri tagliando al Teatro San Carlo 3 milioni e 800mila: altro cartellone messo in cantiere dal sovrintendente Lissner (ex La Scala) che ha attirato un parterre internazionale. Mai come quest’anno al San Carlo in platea si sentiva parlare inglese, francese, una babele di lingue..

Comunque sono soldi pubblici, dunque di tutti, al servizio della comunità. E in un momento di ri-rinascimento culturale di Napoli togliere risorse ai fiori all’occhiello che sono proprio il San Carlo, Pompei e il Mercadante danneggia l’immagine stessa della città.
De Luca, machete in mano, ha decapitato 2milioni e rotti al Mercadante e 800mila euro in meno al Napoli Teatro Festival.
“Non è un taglio, è una mutilazione”, è il grido di Andò, sostenuto urbi et orbi. Per scongiurare la sospensione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi che tutto il mondo ci invidia se non altro per la location scende in campo il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che in quattro e quattr’otto racimola mezzo milione, anche dal Comune e Città metropolitana arrivano altri 900mila.
Pompei per il momento è salva dalle “eruzioni” deluchiane.