Cinema

Ecco Il Gattopardo targato Netflix, sei episodi con un cast glamour e di talento. Ma perché rifare un capolavoro?

di Davide Turrini

E alla fine Netflix rifà Il Gattopardo di Visconti (e Tomasi di Lampedusa). Gli occhietti azzurri di Kim Rossi Stuart sono già lì a luccicare, nelle primissime foto ufficiali della produzione, come quelli di Alain Delon (e Terence Hill) nel capolavoro del 1963 di Luchino Visconti. Poi certo Rossi Stuart interpreterà un fascinoso Principe di Salina che all’epoca venne affrontato con elegante maestria da un Burt Lancaster, pensate, 50enne, mentre Kim oggi ne fa già 53. Mentre Tancredi, che fu corpo e sguardo di Delon, diventa carne e sangue di Saul Nanni, oramai pedina fissa delle produzioni Netflix dopo aver interpretato il giovane Rocco Siffredi nella serie a lui dedicata e dopo la compartecipazione proprio nell’ultimo film diretto da Rossi Stuart, Brado. Insomma changez l’acteur, ma tenete fermo il glamour. Almeno questo sembra il tentativo dei produttori Benedetto Habib di Indiana Production e Will Gould, Frith Tiplady e Matthew Read per Moonage Pictures.

La serie sarà divisa in sei episodi (il film di Visconti, prodotto da Goffredo Lombardo, durava dai 187 minuti delle versione che vinse la Palma d’Oro a Cannes e poi 202 in quella extended). Nel ruolo di Angelica, l’innamorata di Tancredi, parte che fu di Claudia Cardinale, spazio invece a Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel. A completare il cast ci saranno poi Benedetta Porcaroli (Concetta) Paolo Calabresi, Francesco Colella, Astrid Meloni e Greta Esposito.

Ad avvicinarsi al mito infuocato del grande Visconti sarà tal Tom Shankland: sua la regia degli episodi 1-2-3-6, affiancato da Giuseppe Capotondi (episodio 4) e Laura Luchetti (episodio 5). Là dove, infine, perse la testa e il lavoro Ettore Giannini, e misero poi mirabilmente mano al romanzo Suso Cecchi d’Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli e Massimo Franciosa, subentrerà Richard Warlow (Ripper street, sic) che assieme a Benji Walters fungeranno da sceneggiatori e creatori, insomma da showrunner.

Le riprese sono appena iniziate a Roma e proseguiranno per quattro mesi tra Palermo, Siracusa, Catania. Infine, un appunto, che va oltre il narcisismo di Nanni Moretti in Sol dell’avvenire, ovvero criticare piatte e impersonali strategie di marketing del re dello streaming pro domo sua, quando comunque qualcosa di importante dalle produzione Netflix arriva ed è arrivato. La cosa che stupisce non è tanto l’accostarsi con silenzio furtivo ad un capolavoro senza tempo, qualcosa di epocale sia per il fallimento della Titanus che produsse, sia per i numeri pazzeschi al box office che fece (nono incasso italiano di tutti i tempi); quanto il fatto che non ci sia altro pronto in tavola, quindi che sia urgente per il mercato italiano gettarsi a ridare due mani di bianco sopra all’unicità assoluta di un pezzo di storia del cinema così come cambiarsi una delle tante paia di scarpe di fronte allo specchio la mattina prima di uscire di casa.

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