“Negli ultimi anni si è registrato un costante calo della quantità di intercettazioni, con un decremento del numero dei bersagli“. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola, in audizione di fronte alla Commissione Giustizia del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul tema. Il calo, ha spiegato Viola, è determinato dal minore ricorso alle intercettazioni telefoniche, mentre nel capoluogo lombardo “si registra un aumento regolare dell’utilizzo delle intercettazioni telematiche e del captatore informatico“, il cosiddetto trojan, di cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio vorrebbe limitare l’uso. Il magistrato sottolinea però che “l’incidenza statistica del trojan rimane comunque molto bassa rispetto al totale: l’anno in cui si è registrata una maggiore incidenza non siamo andati oltre il 4%”.

Se Nordio attacca il ricorso eccessivo alle intercettazioni nell’ambito delle indagini, Viola ricorda che – perlomeno a Milano – “c’è un giudice che svolge in modo adeguato il suo ruolo di controllo”, e “con una certa incidenza statistica non accoglie le richieste di intercettazione: in alcuni anni si è arrivati anche a sfiorare il 10% di dinieghi”. Dall’altra parte, però, “nella maggior parte dei casi le richieste vengono accolte”, segnale di “una Procura che effettua a sua volta un filtro importante sull’attività della polizia giudiziaria e sottopone al gip un numero estremamente minore di richieste rispetto a quelle che vengono portate alla sua attenzione”.

Altro tema caldo è quello dei costi del servizio, che il Guardasigilli considera eccessivi: in realtà, gli ricorda il procuratore, è stato lui stesso ad adottare un “listino prezzi” con un decreto ministeriale dell’ottobre 2022, realizzando quanto previsto nell’ormai lontano 2017 dalla riforma Orlando. “Un intervento positivo che ha consentito di ottenere una certa uniformità di costi sul territorio nazionale, sanando uno dei problemi principali che si verificavano prima, cioè il fatto che le varie Procure si muovessero in modo del tutto difforme. E soprattutto individuando le prestazioni funzionali alle operazioni di intercettazione, risolvendo il problema delle prestazioni “fuori listino” che prima facevano lievitare i costi”, commenta Viola.

Un altro mantra di Nordio è quello della privacy e delle presunte fughe di notizie dalle Procure, nonostante dal 2020 – sempre per effetto della riforma Orlando – sia previsto il divieto di trascrizione dei nastri irrilevanti, che finiscono in un apposito archivio digitale, gestito e tenuto sotto la direzione e la sorveglianza del procuratore della Repubblica. Da allora, dice Viola, “a Milano non abbiamo avuto alcuna fuga di notizie”: anzi, “proprio perché l’archivio riservato funziona, si potrebbe pensare anche di estenderne l’impiego a tutto il complesso dei dati personali che riguardano le comunicazioni e che in qualche maniera ricadono nell’ambito dell’indagine”. Invece, spiega, “c’è un serio problema sulla capienza degli archivi riservati”, ttanto che “abbiamo dovuto acquistare singoli supporti per aumentare le capienze”.

Viola ha poi chiesto una legge che disciplini “in maniera uniforme sul territorio nazionale” la gestione del contenuto di smartphone, pc e tablet sottoposti a sequestro: “I dispositivi mobili contengono una quantità notevolissima di dati che dovrebbero essere estratti solo ai fini delle indagini. La gestione di questi dati è estremamente delicata. Si rischiano inammissibili e illecite diffusioni di dati personali che nulla hanno a che fare con le indagini e attengono alla sfera intima e inviolabile delle persone nei più disparati settori: dagli orientamenti politici ai dati sanitari, dai rapporti personali alle tendenze sessuali, fino ai dati che riguardano le strategie delle imprese. Per questo, secondo il procuratore, avvenuto il sequestro dovrebbe essere acquisita la copia integrale (cosiddetta copia forense) della messaggistica e subito restituito il dispositivo, con l’espressa previsione che vadano estratti i soli dati rilevanti ai fini dell’accertamento del reato per cui si procede, che poi andranno distrutti dopo la sentenza definitiva.

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