Sono passati 9 anni e una manciata di giorni da quando l’ex parlamentare di Forza Italia Nicola Cosentino fu dai carabinieri di Caserta insieme ai fratelli Giovanni e Antonio nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di carburanti in provincia di Caserta. Inchiesta e processo per cui l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi (2008-2010) è stato assolto definitivamente. Ma per il politico, a cui furono sequestrate le chiavi della Reggia di Caserta, i guai giudiziari (che lo portarono a non essere ricandidato nel 2013, ndr)si sono incastrati uno dopo l’altro nel corso degli anni, portando come oggi anche a una pesantissima conferma a 10 anni della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa che gli apre le porte del carcere. Il 3 marzo scorso l’ex parlamentare aveva potuto esprimere la sua serenità perché proprio i supremi giudici avevano confermato l’assoluzione nel processo cosiddetto “Il Principe e la scheda Ballerina”.
LE ASSOLUZIONI – In questo caso l’ex coordinatore campano di Forza Italia era accusato del reato di tentato impiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa, in relazione alla costruzione a Casal di Principe (Caserta) di un centro commerciale voluto dal clan dei Casalesi, ma mai edificato. Cosentino era stato assolto dalla Corte di Appello di Napoli il 29 settembre 2020 per “non aver commesso il fatto”; la sentenza di secondo grado aveva ribaltato il verdetto dei giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che avevano condannato Cosentino in primo grado a cinque anni e mezzo di carcere. L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli portò nel dicembre 2011 all’arresto di quasi 50 persone, non solo per la realizzazione del centro commerciale il Principe, ma anche per voto di scambio in relazione alle elezioni comunali di Casal di Principe del 2007 e del 2010. In cella finirono alcuni politici, tra cui l’ex sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano. Il principale fatto contestato a Cosentino riguardava un incontro che l’ex sottosegretario avrebbe avuto a Roma presso la filiale dell’Unicredit, il 7 febbraio 2007, che secondo l’accusa doveva servire per fare pressioni sul funzionario Cristoforo Zara per concedere il finanziamento da 5 milioni di euro per realizzare il centro commerciale. I legali di Cosentino avevano sempre smentito la circostanza che l’incontro fosse servito allo scopo indicato dalla Dda, in quanto il prestito era già stato deliberato il 31 luglio del 2006, e due giorni prima del famoso incontro l’Ufficio Legale dell’Istituto di Credito diede parere positivo all’erogazione; la quale, peraltro, fu poi bloccata. L’assoluzione nel processo “Il Principe” si era aggiunta a quella, anch’essa passata in giudicato, ottenuta nell’altro procedimento cosiddetto “Carburanti”, in cui Cosentino era imputato insieme ai fratelli, ed era finita sotto processo, su impulso della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, l’intera galassia delle aziende di carburanti della famiglia Cosentino; alla fine sono stati tutti assolti.
LE CONDANNE – A carico dell’ex coordinatore campano di Forza Italia vi è una condanna definitiva a quattro anni per la corruzione di un agente della polizia penitenziaria del carcere napoletano di Secondigliano, in cui Cosentino ha trascorso la detenzione preventiva. In quello stesso processo era imputata ed è stata definitivamente assolta la moglie. Un’altra condanna definitiva è quella a dieci mesi perché riconosciuto colpevole di diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex governatore della Campania Stefano Caldoro. Oggi un altro verdetto definitivo per una vicenda ben più grave ovvero è quella relativa al cosiddetto processo “Eco4” . Per gli inquirenti napoletani Cosentino è stato il referente politico nazionale del clan dei Casalesi, con il quale l’ex sottosegretario avrebbe stretto un patto di ferro per ottenere appoggio elettorale in cambio di un contributo ai camorristi. Fra le accuse, da qui il nome dell’inchiesta, ci sarebbero i favori relativi all’appalto vinto nel 1999 dai fratelli Orsi, imprenditori ritenuti vicini al clan Bidognetti. La gara cui fa riferimento il processo è quella indetta dal Ce4, consorzio di 20 Comuni del Casertano che si occupava del ciclo dei rifiuti. Sarebbe stato proprio Cosentino a permettere ai fratelli Orsi di associarsi al consorzio creando la società mista Eco4 che ottenne poi affidamenti diretti. Ma se in primo grado Cosentino è stato riconosciuto come il “referente nazionale del clan dei Casalesi” almeno fino al 2004, la Dda di Napoli aveva presentato appello sostenendo che l’appoggio dell’ex sottosegretario ai Casalesi fosse andato avanti almeno fino al 2007-2008. Da qui la richiesta di una pena maggiore di quella decisa in primo grado e concessa dai giudici dell’appello. Un processo, quello a Cosentino, basato anche sulle parole dei collaboratori di giustizia, e che lo vedeva, stando alle accuse, come il dominus del Ce4, all’interno del quale l’ex sottosegretario avrebbe fatto assumere molta gente nei periodi pre-elettorali, così ‘controllando’ il risultato di varie elezioni, soprattutto nei Comuni rientranti nel bacino del consorzio. Il tutto con la consapevolezza che i fratelli Orsi fossero vicini ai clan.