“Giriamola a cacioricotta”. Nella parte di Puglia dove sono nato e cresciuto, quando qualcosa andava storto nel procedimento di produzione della ricotta il piano B era una regola codificata nei decenni: cambiare il piano in corsa per salvare il salvabile. E così il prodotto caseario che si voleva soffice, dolce e leggero diventava un qualcosa di più duro e salato, rustico ma straordinariamente caratterizzante: il cacioricotta, che oggi – nell’era del ‘tutto è bello purché sia tipico’ – è diventato uno dei must (alla faccia di Rampelli) della Puglia da esportazione.
Al netto di dissertazioni gastro-casearie, quel “giriamola a cacioricotta” rappresenta molto altro: è una nuova opportunità che nasce da un errore. Meglio: dalla presa di coscienza di un errore. Non so se alla Armando Testa ci siano pugliesi nei posti di comando, ma oggi l’agenzia pubblicitaria rappresenta il tripudio di questa nobile arte. Far passare per successo straordinario qualcosa che era stato pensato con tutt’altro obiettivo. Nella codificazione poco rampelliana di concetti antichi si chiama problem solving. Ed è una qualità, senza ombra di dubbio.
Rispetto a quanto avveniva nei caseifici o nelle masserie di Puglia, però, c’è una differenza non di poco conto: senza il piano B i casari rischiavano di dover buttare il prodotto, con sperpero di risorse proprie, il che non era il massimo specie in tempi di ristrettezze economiche. La Armando Testa, al contrario, rischia poco o nulla, perché la campagna pubblicitaria incriminata è stata pagata (138mila euro, che non sono i 9 milioni sparati a caso da qualcuno, ma neanche bruscolini) con soldi pubblici, quindi degli italiani.
Praticamente l’agenzia Armando Testa ha pagato una paginata per sostenere che gli effetti di una campagna pubblicitaria si misurano in “l’importante è che se ne parli”. Si dimentica, però, che in comunicazione esiste una cosa chiamata reputazione.
E che nel mondo parlino di Open… pic.twitter.com/lC7i4jSPFE
— Charlotte Matteini (@CharlyMatt) April 27, 2023
“Così fan tutti”, sentenzierà il lettore populista. E magari ha anche ragione. Per il sottoscritto, tuttavia, il punto è un altro. Ancora il cacioricotta: una nuova opportunità che nasceva dalla consapevolezza dell’errore. Ripetiamo: consapevolezza dell’errore compiuto. Ecco: nel messaggio che compare nella pagina acquistata sul Corriere della Sera, non c’è neanche l’ombra di una minima ammissione di colpa. Anzi. Con prosa beffarda, l’agenzia ringrazia “per le migliaia di visualizzazioni, commenti, meme e per le appassionate discussioni di questi ultimi giorni”. Il tutto per dire che queste attenzioni “ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana, con un immenso reparto creativo di milioni di persone al lavoro sullo stesso concetto”.
Ecco: questo non è avere capacità di problem solving. È un’altra cosa: è essere paraculi. Oppure, come si dice a Napoli, significa fare “‘o gallo ‘ncopp a monnezza”.