Politica

Psicodramma nella maggioranza sul Def, Meloni: “La bocciatura sullo scostamento? Uno scivolone”. E a suoi: “Non ho parole”

Figuraccia della maggioranza su uno dei provvedimenti cardine per il governo e corsa contro il tempo per cercare di rimediare. Psicodramma in casa del centrodestra, andato completamente nel caos dopo che la Camera non è riuscita ad approvare lo scostamento di Bilancio. Un passo falso che complica la tabella di marcia dell’esecutivo: “Uno scivolone”, ha ammesso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni da Londra. Che ai sui avrebbe mandato un messaggio di fuoco: “Non ho parole”. Ma che pubblicamente si è affrettata a sminuire la portata dalla vicenda: “Non è un problema politico. Una brutta figura, è stato però un eccesso di sicurezza, penso che tutti vadano richiamati a loro responsabilità”. Una considerazione simile l’aveva fatta poco prima anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che invece era in Aula e si è mostrato visibilmente irritato: “I deputati non sanno o non si rendono conto”, ha detto. Il ministro è tornato sull’accaduto dopo il Consiglio dei ministri “di riparazione” convocato d’urgenza nel tardo pomeriggio. “Sono assolutamente consapevole dell’importanza di quanto accaduto, del voto quando si chiede uno scostamento” ha detto Giorgetti parlando in commissione bilancio. “Auspico che la Camera – il Senato lo ha già fatto ma dovrà rifarlo – agisca con responsabilità” nel rispetto del significato di questo passaggio. “L’inserimento della misura che innalza i fringe benefit per le famiglie con figli non riduce l’ammontare delle risorse destinate al cuneo”, ha garantito il ministro.

L’errore è stato così grosso e senza precedenti, che a Montecitorio la maggioranza è arrivata fino a chiedere di ripetere il voto. Una procedura mai vista e che ha fatto gridare al “golpe” le opposizioni. Intanto però il Consiglio dei ministri si è riunito per un vertice lampo e ha approvato di corsa una nuova relazione che sarà votata venerdì 28 aprile. I leader di Pd e M5s, Elly Schlein e Giuseppe Conte, hanno attaccato la maggioranza: “Dilettanti allo sbaraglio“.

Cosa succede ora – Tramontata l’ipotesi di ripetere il voto sullo stesso testo, il Consiglio dei ministri si è riunito per approvare una nuova Relazione al Parlamento. Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Cdm già fissato per il 1° maggio. Il testo ritoccato arriverà a Montecitorio venerdì 28 alle 10, mentre a Palazzo Madama nel pomeriggio.

Protesta da Schlein a Conte: “Sciatteria o prova di divisioni”. “Fallimento epocale” – La bocciatura dello scostamento di bilancio è stata accolta nell’incredulità della maggioranza, ma pure delle opposizioni. Che non avevano previsto neanche lontanamente il flop. “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza”, ha dichiarato poco dopo il voto la segretaria Pd Elly Schlein. “In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese. Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”. Per il capogruppo a Palazzo Madama Francesco Boccia “la maggioranza è un’armata Brancaleone. Dopo sei mesi hanno 195 voti invece di 201 e non riescono ad approvare il Def. E poi questa armata Brancaleone è quella che va a Bruxelles a trattare chissà quali mediazioni”.

Stessa posizione anche per i 5 stelle. “Oggi il Parlamento rilascia l’attestato di incapacità alla maggioranza Meloni“, ha detto Giuseppe Conte da Brescia. “E’ davvero grave, è una maggioranza che ha già gettato la spugna sul Pnrr dichiarando che non riuscirà a spendere tutti i soldi e che oggi non riesce neppure ad approvare lo scostamento di bilancio. Stiamo parlando del Def che è il documento economico più importante”. E anche: “Avevano apparecchiato tutta una giornata del primo maggio per schiaffeggiare i percettori di reddito e i lavoratori rendendoli più precari e si ritrovano che neppure questa sceneggiata ora rischiano di realizzare. E’ un governo di incapaci e questa incapacità si riverbera sulle famiglie, sui cittadini, sulle imprese. Quindi il frutto di questa incapacità lo pagheremo noi. Stiamo creando le premesse per il disastro Italia”. I parlamentari M5s, poco prima, hanno diffuso una nota che ribadisce quello che hanno definito “un fallimento epocale di cui non si ricordano precedenti simili nella storia repubblicana”. E “si certifica tutta l’approssimazione e la sciatteria del governo dei pronti. O forse nella maggioranza c’è stata una definitiva presa di consapevolezza sull’evanescenza del Documento presentato da Meloni e Giorgetti. Giorgetti ha dichiarato che molti deputati “non si sono resi conto”: se così fosse abbiamo una fotografia definitiva dell’inadeguatezza dell’attuale maggioranza”. Il capogruppo 5 stelle alla Camera Francesco Silvestri, nel suo intervento in Aula, ha attaccato: “Sono mesi che lo diciamo. Noi non siamo preoccupati per le derive fasciste, siamo preoccupati perché siete un governo di incapaci. Sono mesi che ci sentiamo la vostra morale sul fatto che i percettori del reddito di cittadinanza dovrebbero andare a lavorare, ma veniteci voi a lavorare”.

La maggioranza sotto choc – Impreparazione e soprattutto sottovalutazione in casa del centrodestra. Il primo a parlare è stato l’ex capogruppo di Forza Italia Alessandro Cattaneo: “Sono mancati sei voti, valuteremo gruppo per gruppo e ognuno si prenderà le sue responsabilità”, ha dichiarato lanciando messaggi (neanche troppo velati) al suo successore. “E’ inaccettabile nei confronti del Paese. Non lo nego e non mi sottraggo alle responsabilità. Tra missioni e assenze ingiustificate ci sono state mancanze da parte di tutti i gruppi. Mi sento di scusarmi nei confronti degli italiani“. Tra i 14 deputati di Forza Italia che non hanno partecipato oggi al voto alla Camera, c’era infatti anche il capogruppo Fi Paolo Barelli, che risultava in missione come il vicepremier e coordinatore nazionale azzurro Antonio Tajani; il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, il sottosegretario ai Trasporti Tullio Ferrante e Katia Polidori. Tabulati alla mano, non c’erano in Aula anche: Raffaele Nevi (che a quanto si apprende era impegnato a rappresentare il gruppo a Terni per la presentazione delle liste in vista delle amministrative), Deborah Bergamini (in missione, in rappresentanza di Fi, a un seminario del Ppe a Vienna), Giovanni Arruzzolo, Andrea Orsini, Francesco Maria Rubano, Gloria Saccani Jotti, Fabrizio Sala, Luca Squeri, la compagna del Cav Marta Fascina (rimasta al fianco di Berlusconi ricoverato al San Raffaele da oltre venti giorni). Aiuti non sono arrivati neanche dal Terzo Polo. Roberto Giachetti è l’unico deputato renziano ad aver votato a favore. Tutti gli altri hanno votato no tranne Mara Carfagna, che si è astenuta.

Una “figuraccia” a detta della stessa Meloni. Ma che ha invece negato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “Scivolone viene da scivolare e non c’è stato nessuno scivolone”. Nessun commento invece dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che non ha voluto dire altro se non “buonasera e buon lavoro”.