Politica

Caterina Chinnici ufficializza l’addio al Pd e il passaggio a Forza Italia. Nell’intervista al Corriere nessuna domanda su Dell’Utri

L’ufficialità è arrivata con un’intervista al Corriere della Sera, al quale Caterina Chinnici ha conferamto il passaggio in Forza Italia. L’europarlamentare ha detto di aver lasciato il Pd a causa della vittoria di Elly Schlein, che comunque conosce “da tanto, ne apprezzo l’autenticità dell’impegno. Ma su alcuni temi abbiamo visioni diverse, e inoltre il gruppo dei Socialisti e democratici nel tempo si è spostato sempre più a sinistra. Troppo, per me”. Ma perché Chinnici ha scelto di andare nel partito di Silvio Berlusconi? Per la sua vicinanza ad Antonio Tajani. “Con lui ci conosciamo e stimiamo reciprocamente dal 2014. La nostra collaborazione è andata via via consolidandosi nel momento in cui è diventato presidente del Parlamento europeo. È stato sempre un rapporto di grande collaborazione, molto positivo e sì, ultimamente ci siamo parlati. Sono stati importanti i contatti sia con lui, sia con la mia amica Rita Dalla Chiesa”, ha risposto l’eurodeputata al Corriere.

Nell’intervista, però, manca una domanda: come può la figlia di Rocco Chinnici, il consigliere istruttore di Palermo ucciso da Cosa nostra con un attentato terribile, unirsi al partito fondato anche da Marcello Dell’Utri, che per concorso esterno alla mafia ha scontato una condanna definitiva? Una domanda che ilfattoquotidiano.it ha posto a Chinnici e al suo staff, senza però ottenere risposta. E dire che su questioni relative a candidati con pendenze giudiziarie fu proprio Chinnici a porre una condicio sine qua non al suo ormai ex partito. La scorsa estate disse che avrebbe accettato la candidatura alla presidenza della Regione solo se non ci fossero state persone con procedimenti penali in corso nelle liste del Pd. Non importava il tipo di reato: la candidatura della figlia del magistrato che ideò il pool antimafia non poteva andare a braccetto con alcun imputato. Per questo alcuni hanno dovuto rinunciare alla corsa all’Assemblea regionale. E ora Anthony Barbagallo, deputato del Pd e segretario regionale dem, protesta: “Siamo delusi, amareggiati e francamente disgustati dalla decisione di Caterina Chinnici e anche dal modo in cui ha scelto di andare via, senza neanche fare una telefonata”.

Eppure al Corriere Chinnici definisce quell’esperienza come un altro “elemento che mi ha portato a mettere in discussione la mia permanenza. Io da non iscritta avevo dato la mia disponibilità a correre, ma poi non ho avuto nemmeno il supporto di tutto il Pd”. Nessun sostegno compatto, mentre pativa un disagio crescente: “Il mio disagio era del tutto evidente da tempo. A volte non prendevo parte alle votazioni per non essere costretta ad esprimermi in dissenso”. Così è arrivata a Bruxelles la scelta non solo di lasciare il Partito democratico ma addirittura di ingrossare le file del partito di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. “Tutto il corpo dirigente del Pd – prosegue il segretario dem Barbagallo – tutti gli elettori che l’hanno sostenuta meritano delle scuse per una scelta incomprensibile, che non è in linea neanche con la storia e il prestigio della famiglia Chinnici”.

Alla vigilia delle regionali Fq Millennium aveva chiesto a Chinnici un’opinione sul ruolo giocato da politici già condannati per fatti di mafia come Cuffaro e lo stesso Dell’Utri. “Io – aveva risposto l’aspirante presidente – parlo di ciò che intendo fare, per il resto c’è il sacro esercizio democratico del voto, che è libertà ed è responsabilità, due cose che vanno sempre insieme. Gli elettori valutano e scelgono”. Gli elettori valutarono e scelsero Renato Schifani, che ora è pronto ad accogliere la sua ex sfidante in Forza Italia. Il governatore, tra l’altro, è imputato in un filopne del processo ad Antonello Montante: se si fosse candidato all’Ars nelle liste a sostegno di Chinnici non l’avrebbero fatto correre.