Marzia Capezzuti è una ragazza di 29 anni. Ha dei grandi occhi blu che guardano il cielo da una casa-famiglia in cui è ospite nella periferia di Milano. Per la sua condizione d’invalidità percepisce una pensione di circa mille euro al mese. Nel 2017 conosce un ragazzo di cui s’innamora. E da Milano si trasferisce a Pontecagnano, in provincia di Salerno, anche se la sua famiglia, con cui ha rapporti contrastanti, non vuole.
Ma con Antonio le cose cambiano presto e Marzia conosce Alessandro, un ragazzo tossicodipendente. Nel 2019, l’uomo, 41 anni, muore di overdose e Marzia si ritrova da sola. Sua cognata, Barbara Vacchiano, una donna di 45 anni con 4 figli di cui due minori e il suo ultimo compagno, Damiano Noschese, di 37, le dicono che può continuare a stare da loro. Ma da quel momento la ragazza è costretta a torture, aggressioni, minacce, maltrattamenti di ogni genere che si intensificano nell’ultimo anno. Marzia non sorride più. Dopo essere stata la vittima di quasi tutti i componenti di questo gruppo familiare, compreso un minore di 14 anni, viene barbaramente uccisa e derubata della pensione, anche da morta.
La sua storia rimanda drammaticamente al concetto di “banalità del male” di Hanna Arendt, ed è emersa grazie alle telecamere della trasmissione Chi l’ha visto? che per prima è andata a Pontecagnano, in casa Vacchiano/Noschese, perché Marzia, fino al 25 novembre scorso, era una ragazza scomparsa. La procura di Salerno ha indagato. Nei giorni scorsi Barbara, Damiano e il loro figlio di 14 anni sono finiti in manette. L’ordinanza di custodia cautelare è un lungo elenco di torture e soprusi, iniziati già prima delle morte di Alessandro, quando Marzia era costretta a offrire prestazioni sessuali a tutti quelli che vivono in quella casa.
A Pontecagnano, negli ultimi tempi, dalle finestre dell’appartamento Vacchiano/Noschese in via Verdi, risuonavano i lamenti della povera ragazza. Comportamenti “disumani” per il gip. Marzia veniva picchiata, seviziata ripetutamente, è stata anche marchiata a fuoco come un capo di bestiame. Non poteva lavarsi, non poteva mangiare quello che voleva, non poteva uscire, scappare, non poteva fare niente. Doveva solo subire. A Marzia facevano male i denti ma nessuno in quella casa l’ha portata da un medico. Glieli hanno strappati con una pinza i denti, senza anestesia, senza la possibilità di prendere un antidolorifico. Una volta Marzia ha espresso il desiderio di fumare una sigaretta e Barbara gliel’ha fatta ingoiare, accesa.
L’8 marzo 2022 Marzia avrebbe festeggiato il suo compleanno. Ma nella notte tra il 6 e il 7 è stata portata via da Barbara, da Damiano e dal figlio minore che racconta tutto in una videochiamata su Instagram alla sorella: “Abbiamo finito, l’abbiamo affogata”. L’hanno soffocata Marzia, l’hanno fatta morire perché non potevano più accanirsi contro di lei, le condizioni in cui era stata ridotta non le consentivano nemmeno di lamentarsi. Non parlava più. Non camminava più. Con un filo di voce ripeteva solo “via Verdi” e “Barbara”, la donna più spietata del gruppo criminale.
Ora sono tutti in carcere e fino a qualche giorno fa nessuno di loro sapeva che a tradirli, oltre ai cittadini onesti di Pontecagnano, che hanno denunciato tutto ed hanno anche scattato delle foto a Marzia, in cui sono evidenti i segni di maltrattamento, era stata Annamaria, la figlia di Barbara. Annamaria ha raccontato agli inquirenti che ha provato a salvare la cognata. Ma la fragile donna ha avuto paura perché aveva provato già a scappare ma le reazioni di Barbara e del marito erano state feroci.
In quella casa i carabinieri ci andavano spesso, perché ristretto ai domiciliari c’era Vito, l’atro figlio di Barbara ma nessuno ha visto Marzia. Perché veniva legata e rinchiusa in cantina. Marzia non aveva nemmeno un letto. Solo un materasso intriso dell’urina dei cani. Tanti avevano denunciato: ci sono segnalazioni della figlia di Barbara, quelle dei vicini di casa, la notizia che c’era una donna di nome Marzia ridotta in schiavitù era di dominio pubblico in paese. Anche le istituzioni, a più livelli, avevano saputo, erano stati informati. Ma nessuno è intervenuto. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato, e come ha detto l’avvocato Nicodemo Gentile proprio durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto? “qualcuno ne dovrà rispondere”. Anche se ormai è troppo tardi.
Per ora, grazie a una trasmissione del Servizio Pubblico è stato possibile assicurare degli orchi alla giustizia.