Sono queste alcune delle accuse che emergono dalla seconda indagine a carico di Enrico Varriale, chiusa pochi giorni fa dal pm Daniela Cento
Minacce, schiaffi, aggressioni verbali e anche due telefonate minatorie da un’utenza della Rai (camuffando la voce). Sono queste alcune delle accuse che emergono dalla seconda indagine a carico di Enrico Varriale, chiusa pochi giorni fa dal pm Daniela Cento: il tutto emerge a due settimane dall’udienza relativa al primo procedimento in cui il giornalista di Rai Sport è coinvolto, innescato a sua volta delle denunce di una sua ex compagna, che lo accusa di lesioni e stalking. Tutto è cominciato nell’agosto del 2021 quando, sempre secondo la donna, durante un alterco per motivi di gelosia Varriale “la sbatteva violentemente al muro scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci”, come si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato.
Un racconto analogo a quello fatto da una seconda donna, un’ex fidanzata di Varriale, che verrà chiamata a testimoniare tra due settimane, “quasi a confermare che certe esplosioni di violenza non sarebbero per l’anchorman gesti estemporanei ed isolati”, scrive il Corriere della Sera. “Anzi, sarebbero almeno idealmente legati, perché la seconda vittima ha cominciato la relazione col giornalista dopo la fine di quella con la prima denunciante e la sera dello schiaffo si era recata a casa di Varriale per una crisi di gelosia, non riuscendo a contattarlo”, aggiunge il quotidiano. A quel punto sarebbe nata una discussione per motivi di gelosia, terminata con un ceffone al viso della donna, che avrebbe perso i sensi finendo sul pavimento prima di essere trasportata al Policlinico Gemelli di Roma. “Trauma cranico non commotivo”, si legge nel referto con cui i medici dell’ospedale hanno concesso quattro giorni di prognosi alla donna. La quale, poco prima, avrebbe cercato di chiamare il numero unico delle emergenze, mentre, stando sempre al Corriere, Varriale “l’avrebbe minacciata in modo esplicito: ‘Se mi denunci, ti ammazzo’”.
Nonostante i tentativi di intimidazione, la donna ha poi sporto denuncia contro il giornalista 63enne, che nei giorni successivi avrebbe provato a contattarla ripetutamente da numeri anonimi o tramite Whatsapp, tentando anche di parlare con i suoi figli. Assistito dall’avvocato Fabio Lattanzi, nei mesi scorsi Varriale avrebbe fornito elementi in grado di ridimensiona in parte le accuse ma restano agli atti la testimonianza della donna, che ha ammesso di aver vissuto nel terrore, arrivando a stare con le luci di casa spente per paura di essere spiata e a non rispondere al telefono per paura di minacce. E proprio riguardo al telefono, nelle pagine dell’inchiesta spunta uno dei passaggi più singolari, quello che risale al 19 dicembre del 2021: secondo l’accusa, Varriale avrebbe infatti chiamato la donna “utilizzando l’utenza della Rai, suo luogo di lavoro, oscurando il numero chiamante sia alle ore 12,55 che alle ore 13,27, pronunciando con voce contraffatta nel corso della seconda telefonata una frase del tipo ‘morirai’”. Anche di questo dovrà probabilmente rispondere davanti ai giudici.