di Alessio Andreoli
La nostra società vive molto sulla superficialità, la comunicazione passa principalmente attraverso i social dove con poche righe e spesso solo qualche immagine o breve video si vogliono trasferire, trasmettere concetti assai complessi o profondi che in realtà, proprio per la loro complessità per essere compresi, richiederebbero testi molto più lunghi ed elaborati.
La politica che comunica attraverso poche righe ad effetto ne è l’esempio, gli stessi esperti della comunicazione consigliano ed insegnano che quando si parla ad un folto gruppo di persone, per essere efficaci bisogna utilizzare poche ed altisonanti parole. Se questo è vero, è altrettanto vero che poi pochissime persone cercano di approfondire impegnandosi in ricerche o la lettura di articoli o libri che sviscerano quanto espresso in un tweet o in un post su Instagram.
Anche molti talk show sono strutturati come i social, agli argomenti sono dedicati pochi minuti spesso con molti ospiti scelti appositamente per spettacolizzare lo scontro; e come sui social la pubblicità la fa da padrona. Quello che ai tempi della Tribuna Politica era il moderatore – oggi il conduttore – è più spesso un provocatore che abilmente innesca lo scontro piuttosto che l’approfondimento, e di frequente non ci si capisce una parola proprio perché gli invitati parlano contemporaneamente uno sopra l’altro.
La trappola fraudolenta della superficialità è rappresentata dal fatto che, per il poco impegno intellettuale che richiede, l’argomento sedimenta subito; perciò necessita sempre di nuovi temi, di nuovi spunti da dibattere, che immediatamente fanno cadere nell’oblio l’argomento precedente. La politica, i politici – aiutati anche da esperti – hanno compreso tutti questi meccanismi e a mio avviso ne stanno facendo largamente uso.
Ovviamente non ne fanno uso per nobili scopi, al contrario il metodo è usato per distrarre l’opinione pubblica da problemi che non riescono a risolvere o da comportamenti amorali e iniqui. L’uso indiscriminato della superficialità nasconde l’incapacità di produrre un progetto che indichi, condivisibile o meno, come un partito vuole realizzare la propria visione del futuro o addirittura nascondere il fatto che non esista nessuna visione della società presente e futura, ma solo mero opportunismo personale volto a premiare se stessi o i propri conoscenti.
La mia accusa di superficialità e manipolazione non è rivolta solo ed esclusivamente ai politici al governo, che stanno dando ampio sfoggio di quanto descritto sopra, ma è rivolta soprattutto all’opposizione che occulta l’assoluta e deplorevole incapacità di riuscire a trovare una sintesi per far fronte comune su argomenti vitali come la guerra, l’invio di armi, la giustizia, su come combattere l’inflazione e quindi la povertà, su come affrontare la siccità e la crisi energetica, sulla lotta all’evasione fiscale, sulla gestione degli emigranti, su come ridare dignità e efficienza alla sanità pubblica, su come combattere la malavita e le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, fare fronte comune nel non accettare condannati in parlamento o su come realizzare gli obiettivi dell’agenda 2030.
Insomma, mi sembra che gli argomenti non manchino, perciò da uomo comune della strada e da cittadino vi invito ad abbandonare la discussione sulla Venere del Botticelli o sull’armocromia, per resistere alla prossima provocazione e incominciare ad incontrarvi, per confrontarvi e dibattere tra di voi tutte le disfunzioni e ingiustizie di questa nostra Italia. Dibattere fino allo sfinimento, fino a quando non avrete trovato quel giusto compromesso che vi permetterà di raccogliere tutti insieme quei consensi indispensabili per presentarvi degnamente uniti in parlamento per la prossima sfida.
Rinunciare a qualcosa non è una sconfitta, spesso è l’unica strada percorribile per raggiungere obiettivi assai più nobili. Signori miei, vogliamo ridare nobiltà e dignità alla politica?