Proteste dei pacifisti in Sardegna mentre si aprono le esercitazioni militari della Nato sull’isola. “Basta”, ha detto all’agenzia Ansa Danilo Lampis di Sardegna chiama Sardegna. “La Sardegna ospita circa il 65% del demanio militare italiano e ha sul suo suolo i due poligoni più grandi d’Europa, nelle aree di Teulada e Quirra, che ormai da decenni non fanno altro che devastare i nostri territori, talvolta in maniera irreparabile. Rivendichiamo lo stop alle esercitazioni, la progressiva dismissione dei poligoni, delle basi militari e la revoca dell’affidamento delle bonifiche di Capo Teulada affidate agli enti militari, in quanto è del tutto inadeguata. L’unica soluzione attuabile è la progressiva smilitarizzazione dell’area. La Regione batta un colpo a favore degli interessi del popolo sardo, invece di essere complice dell’occupazione militare”.
L’esercitazione denominata “Noble Jump” si concluderà con un Demonstration Day a metà maggio: una giornata di dimostrazione delle potenze alleate congiunte – insieme ai soldati italiani anche gli alleati di Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Lussemburgo – per saggiare la prontezza delle capacità di combattimento della Nato in uno scenario di guerra. Ma per l’Isola non sarà finita: la primavera di allenamenti alle battaglie continuerà tra nove giorni giorni, l’8 maggio, quando inizierà invece la Joint Stars: saranno coinvolti oltre 4.000 militari e circa 900 tra mezzi terresti, aerei e navali. E’ l’esercitazione interforze più importante della Difesa, pianificata dal Comando operativo di vertice interforze, che vedrà uomini e mezzi impegnati nella simulazione di operazioni di difesa degli spazi aerei, terrestri e marittimi, nella sicurezza cibernetica e spaziale, nella difesa Nbcr e nel contrasto alle minacce derivanti dalle tecnologie più moderne utilizzate nella fabbricazione di droni sottomarini o aerei.
E sino a ieri era in corso anche Mare Aperto con il ministro della Difesa Guido Crosetto che, a bordo della nave Cavour, ha seguito alcune fasi dell’esercitazione che vede impegnati, complessivamente, circa 6.000 militari e civili di università e centri di ricerca.
Ma indipendentisti sardi e antimilitaristi sono pronti a urlare un nuovo no alle esercitazioni e chiedere chiusura e riconversione dei poligoni militari. Per il momento non ci sono nuovi sit-in o cortei in programma, ma il movimento “no war” in Sardegna sta assistendo a un ricambio generazionale con nuovi attivisti che arrivano da scuole e università. Ieri intorno alla base aerea militare di Decimomannu ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine per un corteo organizzato da “Sardinnia aresti” che, in concomitanza con Sa die de sa Sardigna, la festa per celebrare la cacciata dei piemontesi del 1794, si stava avvicinando troppo alla zona protetta da muri e filo spinato. Per allontanare i manifestanti sono stati usati anche idranti e lacrimogeni. Una presenza non gradita dai pacifisti che parlano di più 10.000 militari coinvolti, 22 giorni di operazioni, più di venti Paesi coinvolti e più di 40 tra navi e sommergibili lungo le coste. In campo anche centinaia di mezzi terresti, compresi i carri armati Leopard 2. Molti i video che già circolano in rete: dalle operazioni di trasferimento dei mezzi da una parte all’altra dell’Isola, all’addestramento di piloti per droni.