La stragrande maggioranza degli italiani, con la loro contrarietà all’invio di armi all’Ucraina, stanno manifestando una lungimiranza maggiore rispetto a quella espressa dalla quasi totalità dei partiti che dovrebbero rappresentarli. Poi ci si domanda perché i cittadini non vadano a votare.
Nonostante la feroce propaganda mediatica a reti unificate che perdura dal 24 febbraio, una propaganda che è giunta a ghettizzare e persino schernire chi vuole rappresentare un pensiero alternativo, gli italiani auspicano una soluzione diplomatica e lo stop all’invio di armi. Invece tutti i partiti, ad esclusione del M5s, cocciutamente perseverano a seguire supinamente le direttive volute a Washington, rendendo il nostro coinvolgimento bellico sempre più pericolosamente diretto.
Nel nostro Paese, tutti i grandi organi d’informazione, ad esclusione de Il Fatto Quotidiano, e tutti i principali partiti, ad esclusione del M5s, rappresentano e agiscono in maniera alternativa alle scelte che vorrebbe il popolo. Si evince che, in Italia, abbiamo un reale problema di mancanza di democrazia dato che il potere non è esercitato dal popolo.
Ma perché i partiti non seguono la volontà dei cittadini? Del resto, dovrebbe essere il loro compito e anche il loro interesse. La spiegazione è che mai come in questo periodo la politica nostrana sta palesando un’incondizionata sudditanza nei confronti degli Stati Uniti che vogliono continuare la guerra per indebolire la Russia, dividerla dall’Europa per poi usare quest’ultima in chiave anticinese.
Non solo, perché questa guerra sta facendo lievitare in maniera abnorme gli introiti per le industri degli armamenti e la politica, come aveva presagito il presidente Dwight David Eisenhower, oggi è asservita al “complesso militare industriale”, rendendo il processo democratico una chimera.
L’asservimento dei partiti, compreso quello del Pd della “pasionaria” Schlein, è talmente pusillanime fino a spingerli a far rischiare una guerra che devasterebbe anche il nostro Paese. Oggi, i partiti nostrani stanno chiaramente esprimendo uno status che perdura dalla fine della Seconda guerra mondiale, cioè che in Italia l’azione politica è zoppa, la democrazia è condizionata alla volontà degli Usa. Il resto sono giustificazioni, menzogne. Come la retorica di voler difendere la democrazia in Ucraina, una narrazione falsa come era quella di voler esportare la democrazia in Afghanistan per liberare il Paese dai talebani.
I fatti ci dicono che in Ucraina, oltre ad essere tra le nazioni con il tasso più elevato di corruzione, sono stati per legge banditi ben undici partiti d’opposizione, è stata abolita la libertà dei mass media e sono presenti gruppi paramilitari come il famigerato battaglione Azov e partiti come Svoboda, di dichiarata impronta neonazista. Se la Russia di Putin, giustamente, viene definita come un’autocrazia, l’Ucraina di Zelensky rappresenta un modello equivalente, di certo non un modello di democrazia.
Accertata la pavidità della quasi totalità dei partiti nostrani che rischia di far precipitare anche il nostro Paese in un conflitto atomico, gli italiani e le italiane che vogliono esprimere il loro no ad ulteriori invii di armi oggi hanno uno strumento a disposizione: un referendum. Quasi tutti i mass media e partiti lo boicotteranno e non sarà facile raggiungere le 500mila firme, ma se si vuole la pace ognuno deve fare la propria parte.