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“Emanuela Orlandi e l’altra zozzetta”: l’audio choc contro Wojtyla mandato in onda a “Chi l’ha visto”. Ambrosini: “Non so perché Sciarelli l’abbia fatto sentire”

Parla a FqMagazine il giornalista Alessandro Ambrosini, colui che era in possesso di quest’audio sul caso Orlandi e che per primo lo ha pubblicato lo scorso gennaio sul suo blog “Notte Criminale”

di Alessandra De Vita

“Prima di pubblicare una piccola parte di quell’audio, ho coperto tutte le offese che non sono rivelanti ai fini delle indagini. Ce ne sono molte contro Wojtyla, anche pesanti ma non aggiungono nulla, sono offese gratuite. Non so davvero perché Federica Sciarelli abbia deciso di riportare lei stessa quella frase, è tutto molto lontano dalla mia volontà ma anche dal caso”: così il giornalista Alessandro Ambrosini a FqMagazine, sulla frase riportata dalla conduttrice di “Chi l’ha visto”, la scorsa settimana, che ha fortemente scosso gli attivisti che da anni sostengono la famiglia Orlandi nella ricerca della verità su Emanuela. La frase in questione, “Emanuela Orlandi e l’altra zozzetta“, sarebbe stata pronunciata da Marcello Neroni, fiancheggiatore di Enrico De Pedis nella Banda della Magliana, ed è stata riportata più volte dalla giornalista televisiva nel corso della puntata. Al contrario, Ambrosini ha oscurato questa e altre offese quando ha diffuso quest’audio lo scorso gennaio sul suo blog “Notte Criminale”. “È pur sempre un criminale che parla, non un signore di Roma Nord, ciò che dice va limato. Non ha molto senso lasciarsi sconvolgere dal suo gergo. Federica Sciarelli è una giornalista di lungo corso, non una sprovveduta: non capisco perché fosse così sconvolta, considerata la sua esperienza”.

La parte dell’audio trasmessa è la stessa che lei ha diffuso sul suo blog?
“No. Credo la Sciarelli abbia l’audio originale, e lo ha dimostrato. C’è un pezzo in cui una persona che era con me dice: “No, il Papa mio!”. Quella parte non l’ho ancora diffusa. Quando Il Giornale preannunciò dell’uscita del mio audio, mi telefonarono dalla redazione di Chi l’ha visto per invitarmi. Gli chiesi di aspettare. Questo prima che venissero fuori le dure parole di Neroni contro Papa Giovanni Paolo II. Poi non li ho più sentiti, forse sono stati turbati dalle accuse contro al Papa da parte del boss ma io credo che l’informazione vada fatta in un certo modo. Io non dico che sia vera questa cosa, nessuno l’ha mai detto. Ma la Sciarelli non ha dubitato per mezzo secondo. Questo, dopo aver caricato la figura di Woytjla di un’enfasi inappropriata considerando il suo ruolo di giornalista. Bisogna considerare che Neroni non ha attaccato volutamente il Papa, ha dichiarato quanto sapeva senza sapere di essere registrato. La conduttrice ha predisposto il pubblico in un certo modo per rendere ciò che diceva Neroni poco credibile per via di questo termine scandaloso e offensivo che io avevo omesso per rispetto nei confronti di Emanuela e della sua famiglia”.

In studio anche Antonio Mancini, anche lui tra i membri della Banda della Magliana, che ha delegittimato il ruolo di Neroni all’interno dell’organizzazione criminale.
“Neroni non può essere un personaggio minore, lui il nodo di collegamento tra forze dell’ordine e la criminalità. Se fosse stato solo una spia come lui ha lasciato intendere, l’avrebbero ucciso subito. Questa dichiarazione Mancini l’ha fatta in merito all’operazione Colosseo ma già lo sapevano tutti che lui parlava con le guardie, era chiaro perché si lavorava in quel modo. Si collaborava ma se fosse stato “onesto” avrebbe tirato fuori più nomi. I rapporti erano conosciuti, si sapeva che Neroni collaborava anche con i Servizi, con un ex finanziere che si è suicidato. Non poteva essere un personaggio minore. Lo stesso Mancini mi disse anni fa che c’erano persone più in alto di lui ma non c’è una graduatoria ufficiale dei criminali. C’erano i ragazzini della Acilia che si tiravano le uova e poi quelli più tosti come Carminati, Abbruciati, i testaccini insomma”.

Lei ha raccolto quell’audio nel 2009 ma lo ha divulgato soltanto quest’anno, perché?
“Ho aspettato, perché non era il momento. È un documento molto infamante. L’ho reso pubblico per due motivi. Ero preoccupato per la mia salute, avevo un tumore, ho avuto quattro infarti. Dovevo renderlo noto, non sapevo cosa mi sarebbe accaduto. E poi anche per la serie Netflix Vatican Girl: quando è venuta fuori la testimonianza di quell’amica di Emanuela, è stata come una chiave. Netflix aveva scovato la ragazzina (all’epoca) che aveva tirato fuori le avances ad Emanuela di una persona vicina al Papa e ciò coincide con la ricostruzione fatta da Neroni nella versione integrale dell’audio. Non l’ho fatto per interessi personali. Non sanno con chi hanno a che fare, non è un romanzo né una serie tv. Questi sono criminali vecchia scuola, hanno vissuto il dopoguerra quando la vita valeva poco, era come in quel film di Pasolini “Uccellacci e uccellini” in cui far sparire uno era semplice”.

Provi a spiegarci chi è Marcello Neroni
“È un personaggio vissuto a cavallo tra il “mondo di mezzo” e il “mondo di sotto”. Aveva rapporti forti sia con i criminali che con parte delle istituzioni, era a metà. Di conseguenza, è credibile perché nella sua vita ha attraversato questi mondi, è appurato e non lo dico io ma è stato messo nero su bianco. Nessuno può dire che quell’audio sia una verità scritta ma in quelle due ore e mezza ci sono elementi riscontrati e riscontrabili. Alcune cose che racconta sono successe esattamente in quel modo, non sono inventate, anche i suoi rapporti con le forze dell’ordine. Di fondo il racconto è credibile, nelle specifiche sarebbe da provare e confermare ma solo il Vaticano sa la verità. Solo lì dentro sanno e possono verificare”.

Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Papa Francesco su Woytjla?
“La “difesa d’ufficio” è contemplata. E poi stavolta non ha parlato durante l’Angelus ma un’inviata tra l’altro polacca gliel’ha chiesto. Bisognerebbe capire esattamente cosa gli hanno detto e cosa ha risposto lui. C’è troppa confusione a riguardo. Negli ultimi giorni, spesso mischiano le parole di Neroni con quelle del fratello Pietro Orlandi. Anche Mancini l’ha fatto o meglio ha fatto un mix di situazioni. Poi ha detto che avrei dovuto tappare la bocca a Neroni mentre diceva certe cose ma secondo te io metto la mano in bocca a quello che lui stesso ha definito uno spaccaossa?”

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