Dice Giuseppe Conte che il Movimento 5 stelle ha un dialogo aperto col Pd di Elly Schlein. “Sarà anche cambiata la segreteria dem ma non è cambiato il nostro approccio: le intese si fondano su progetti comuni, su idee. C’è un dialogo con Schlein ma deve essere chiaro a tutti che per noi non contano gli incontri di vertice ma le convergenze concrete sui temi, sui territori. E visto quel che è accaduto di recente, non permetteremo mai al Pd di mancarci di rispetto“, dice l’ex premier in un’intervista a Repubblica. “Siamo all’inizio – prosegue – non mi permetto di dare patenti e voti sul suo operato. Sono sicuro che su alcuni temi, ad esempio sul salario minimo, le sensibilità di Schlein possono essere compatibili con le nostre. Su altre, come noto, viaggiamo su binari differenti: dalla guerra alla questione dell’inceneritore“.
Eppure l’ultima contrasto tra il Pd e i 5 stelle si è avuto in Parlamento con l’elezione di Alfonso Bonafede nel consiglio di presidenza della giustizia tributaria. “Fino all’ultimo – spiega Conte – con il Pd ci siamo battuti perché la maggioranza riconoscesse adeguata rappresentanza alle opposizioni. Il Pd voleva indicare due nominativi non uno solo. Questa richiesta non è stata accolta, ma riteniamo che il Pd abbia commesso un errore perché non potevamo rinunciare a presidiare le funzioni di vigilanza e controllo negli organi di autogoverno. Quanto a Bonafede è un vanto per il M5S aver nominato un ex ministro della Giustizia che ha svolto il suo incarico con onore e disciplina e che non ha fatto della politica un mestiere rispettando l’impegnò del doppio mandato parlamentare”. L’ex premier, poi, replica a Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva sostenuto come il M5s potesse andare in soccorso del governo di Giorgia Meloni in caso difficoltà. Risponderei – dice Conte – dicendo “che abbiamo tante idee, per fortuna diverse dalle sue. Ma a lui ha già risposto efficacemente il suo sodale Calenda, l’ultimo o forse il penultimo Calenda. Ovvero: al posto di Renzi, che intende la politica come cura dei suoi affari personali in giro per il mondo, proverei orrore per me stesso”.
L’ex premier è poi molto critico sul provvedimento che il governo si appresta a discutere oggi in Consiglio dei ministri, definendolo il “decreto precariato“. “Per il Primo Maggio la Meloni ha organizzato una sceneggiata che costerà caro ai lavoratori già poveri e sottopagati”, dice. “Un governo serio – attacca – non si riunisce il Primo Maggio per condannare i giovani al precariato a vita, uccidendo il loro sogno di avere una casa e dei figli”, ma “si riunisce per introdurre il salario minimo legale”. Ancora, prosegue Conte, il governo poteva “sostenere i cittadini schiacciati dai rincari su mutui e affitti, prendendo ad esempio risorse dagli enormi extraprofitti di banche, società farmaceutiche e assicurative, ma non lo hanno voluto fare. Noi proponiamo salario minimo, riduzione dell’orario di lavoro, sgravi fiscali alle imprese che riducono gli enormi divari di stipendio fra manager e dipendenti, pensione di garanzia per i giovani”.
Invece col provvedimento dell’esecutivo in materia di lavoro, secondo il leader pentastellato, “ci sarà certamente un aumento dei contratti a termine che avevamo arginato e contrastato con il decreto Dignità, grazie al quale dopo un anno di applicazione ha portato a un incremento consistente dei contratti a tempo indeterminato”. Iniziative come il taglio al reddito di cittadinanza, poi, “sono decisioni scellerate, che preparano un disastro sociale”, mette in guardia Conte. “Si tagliano i sostegni mentre l’inflazione morde e in autunno si prospetta un nuovo aumento delle bollette”, avverte. Attaccando ancora il governo: “Precarizzano sempre più i lavoratori, togliendo loro anche la speranza del futuro e con la scusa di aggredire gli occupabili, ridotti tutti a scansafatiche, occultano che molti di loro integrano con il Rdc stipendi da fame e contratti indegni. Trovarsi in difficoltà non è una colpa. Si mostrano sordi persino davanti alle parole del Presidente Mattarella“.