Un tuttofare da nove milioni? L’accusa del figlio di Gina Lollobrigida è chiara: “Mia madre è stata depredata per anni, non aveva nemmeno più i soldi per pagarsi le cure”. Sono durissime le parole di Andrea Milko Skofic, il figlio della Lollo, dopo la conclusione dell’inventario dei beni della diva. Il curatore e i suoi periti hanno trovato nella villa sull’Appia Antica oggetti per un valore complessivo di 600 mila euro e la metà sono già divorati dalle pretese dei creditori. Tutto il resto? “Quando è arrivato Piazzolla (il tuttofare della madre, ndr) – spiega Skofic al Corriere della Sera – il patrimonio di mia madre era più che buono, c’era abbastanza per fare una lunga vita decente, ricca, ma non esagerata. Ora non è rimasto quasi nulla”.
Si sospetta che siano spariti almeno nove milioni di euro. Le tracce portano a Panama e a Montecarlo. Il figlio non fa una stima precisa: “Non so dire la quantità esatta di quanto è stato bruciato, ma i conti correnti sono pressoché vuoti, gli appartamenti di Piazza di Spagna sono stati venduti e il ricavato è sparito, e lo stesso è accaduto per la casa di Montecarlo”. Con Andrea Piazzolla il figlio della Lollo ha il dente avvelenato. Oggi è parte civile nei processi che vedono imputato il “tuttofare” dell’attrice. L’accusa è di circonvenzione di incapace e riciclaggio. Beffa del destino: i due sono legati dal comune destino del testamento dell’attrice, che ha diviso tra di loro l’eredità. Almeno, quel che ne resta. Con Piazzolla che si difende e afferma di aver agito sempre nell’esclusivo interesse della “Bersagliera”.
Ma dopo la conclusione dell’inventario, che ha quantificato in una miseria (almeno rispetto a quel che è lecito pensare per una star dalla carriera strepitosa) il tesoro della mamma, Skofic è davvero un fiume in piena. E racconta anche quel che è accaduto prima della sua morte: “I suoi amici – dice in un’altra intervista, questa al Messaggero – mi hanno avvertito che lei non era più se stessa, che aveva comportamenti strani, a loro sembrava che qualcuno la stesse controllando, che non poteva dire quello che pensava. Poi è stato negato a me e a mio figlio l’accesso a casa di mia madre. Sono stato obbligato da questi fatti a cercare di tutelarla legalmente”. Di Piazzolla dice che “non aveva nessuna qualifica professionale, era un aiutante. Le dava una mano soprattutto nella logistica delle mostre fotografiche”. Poi sono cominciati i dubbi: “Ho iniziato a sospettare che avesse cattive intenzioni”. Oggi, spiega, è sparito quasi tutto. Anche alcuni oggetti dal grande valore affettivo: “Le sue vecchie macchine fotografiche: non le ho trovate l’ultima volta che sono andato a casa per l’inventario. Mia madre mi ha trasmesso la passione per la fotografia”.
Insomma, è sparito quasi tutto. E Gina aveva anche difficoltà a pagare le cure mediche: “Sui conti correnti non c’era quasi nulla, al punto che all’amministratore di sostegno venne chiesto di saldare i conti delle cure dentali per poche migliaia di euro”. Non si trova poi nessuna traccia dei tre milioni di euro della collezione di gioielli venduta all’asta da Sotheby’s nel 2013. Così come non è per nulla chiaro cosa sia accaduto al ricavato dalla vendita di tre immobili romani in via di San Sebastianello e in piazza di Spagna, di un appartamento a Montecarlo, dei soldi prelevati o trasferiti su altri conti e delle auto dal valore di un milione e 500mila euro acquistate dall’aiutante. Al quale il figlio della Lollo riserva l’ultimo fendente: “I familiari di Piazzolla hanno ricevuto centinaia di migliaia di euro, lui stesso ha prelevato decine di migliaia di euro in contanti e tramite carte di credito, ha viaggiato in elicottero, ha acquistato Ferrari, Jaguar, Mercedes. Non c’è da meravigliarsi che non sia rimasto più nulla”.