Nel giro di pochi mesi oltre venti mila precari (quelli che hanno fatto ricorso) della scuola potrebbero vedersi riconosciuta la Carta del docente di 500 euro annui, introdotta solo fino ad oggi per maestri e professori a tempo indeterminato. Mentre in queste ore alcune decine di lavoratori della scuola che si erano rivolte a legali stanno per la prima volta ricevendo somme di rimborso riconosciute dalle sentenze definitive di altri tribunali, i togati di Taranto, dove gli avvocati del sindacato Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori) stanno patrocinando altri ricorsi, hanno deciso di portare la questione in Cassazione. Siamo di fronte a una questione di non poco conto: utilizzando uno strumento introdotto dalla Riforma Cartabia, il cosiddetto “rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione”, i giudici pugliesi hanno inviato alla Suprema Corte di legittimità quattro quesiti in merito al diritto alla Carta del docente, “le cui risposte – spiega l’avvocato Walter Miceli, difensore per l’Anief – potrebbero in qualche modo orientare, sia pure non in maniera sostanziale, i giudici di merito”. I tempi sono anche piuttosto rapidi: una volta ammessi i requisiti, entro dicembre si potrebbe sapere la decisione della Suprema carta

Una vera e propria rivoluzione per i precari che già hanno visto la Corte di Giustizia di Lussemburgo stabilire che è illegittimo non riconoscere ai docenti non di ruolo la Carta del docente di 500 euro annui. A spiegarci i quattro quesiti che il Tribunale ha rimesso alla Cassazione è l’avvocato Miceli: “Il primo tema riguarda la durata dei contratti. Si chiede se la carta docente debba essere attribuita anche per le supplenze brevi oppure soltanto per le supplenze di durata pari o superiori ai 150 giorni. Un’altra questione riguarda la prescrizione “ovvero se l’attribuzione della carta docente consista in una obbligazione di fare, azionabile entro il termine di prescrizione di 10 anni, oppure in una mera obbligazione pecuniaria, richiedibile entro l’inferiore termine di 5 anni”, citano le carte del Tribunale. Non di poco conto la questione che deve chiarire se la carta possa essere riconosciuta anche ai docenti già cessati in via definitiva dal servizio, in quanto concretizzante il diritto ad un mero beneficio pecuniario, oppure richieda che il dipendente sia ancora in servizio con un contratto a tempo determinato o possa almeno essere riassunto”. L’ultima questione è di carattere tecnico: se il bonus abbia natura retributiva oppure di mera reintegrazione di un importo speso nell’interesse del datore di lavoro.

Per Miceli, Fabio Ganci, Giovanni Rinaldi e Nicola Zampieri, difensori dell’Anief quanto sta accadendo da molta speranza ai lavoratori: “È una delle più grandi soddisfazioni. Il contenzioso era morto a causa di una sentenza del Consiglio di Stato ma Patrizia Baici, giudice di Vercelli ha sollevato il caso alla Corte di Giustizia Europea facendo resuscitare un morto alla fonte del diritto”. Intanto in questi giorni festeggia anche il personale del nido: la Corte d’Appello di Roma – cui si era rivolta l’Avvocatura dello Stato chiedendo la riforma di una sentenza (favorevole al personale educativo) del Tribunale di Cassino –ha rigettato l’appello del ministero, ribadendo così il pieno diritto del personale educativo di fruire del beneficio.

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