DISDICI TUTTI I MIEI IMPEGNI - 2/3
Devo dirlo, erano mesi che non mi ritrovavo a fare notte persa nelle pagine di un romanzo, incapace di interrompere la lettura. E se per il protagonista di questo libro il tempo scorreva lento e dilatato, per me le ore sono passate veloci, immersa com’ero nei soliloqui di Fabio Resti. “Disdici tutti i miei impegni” (Mondadori), il volume che sancisce il debutto di Luca Argentero alla scrittura, è infatti uno di quei libri leggeri ma non troppo, capaci di agganciare l’attenzione del lettore alle prime righe e trattenerla fino alla fine. “La signora ora è davanti a me, mi guarda insistentemente dallo specchietto, accenna un sorriso tentando forse di ricambiare il mio, che di sicuro non è indirizzato a lei ma ai pensieri e ai ricordi dell’orgasmica serata di ieri a Milano: suite, amici, mignotte, additivi chimici”, è l’incipit. Sì, si legge tutto d’un fiato ma poi all’ultima pagina ti lascia l’amaro in bocca. La storia – narrata come fosse una sceneggiatura – è quella di un quarantenne romano di umili origini che, di riffa o di raffa, ha intrapreso una scalata sociale aprendo e chiudendo società di eventi e comunicazioni e intrattenendo relazioni più o meno clientelistiche con “quelli che contano”. Due matrimoni inevitabilmente falliti alle spalle, un’ex reginetta di bellezza con ambizioni da starlette come svampitissima fidanzata, Smart, attico in affitto nel centro di Roma, mazzetta di denaro contante sempre pronta all’uso in tasca. Insomma, il classico arricchito tronfio e dedito ad ogni eccesso, a cui è rimasto però un briciolo di scrupolo. Una vita come tante, se non fosse che in un attimo viene stravolte e si ritrova agli arresti domiciliari, a casa dei genitori per di più. E finisce a passare la sua estate in via di Valtellina, invece che a Formentera o in Salento, beffato anche dagli arzilli genitori che invece si godono le vacanze. Così, confinato nell’appartamento dei suoi anni giovanili, man mano che svanisce l’iniziale entusiasmo per la cucina e l’idea di approfittarne per rimettersi in forma – complici le sabbiose lungaggini della giustizia italiana -, ecco che Fabio Resti si trova a fare i conti con se stesso. E i ricordi del suo “glorioso passato” si fanno giorno dopo giorno sempre più sgraditi. “Disdici tutti i miei impegni” è la storia di una piccola, personale rivoluzione. Di un uomo che, non potendo più scappare da se stesso si trova costretto a guardare in faccia i propri demoni mentre tenta di restare in equilibrio e non cadere nel baratro della depressione. Ma nelle disavventure di Resti, si cela in realtà la sghemba parabola di un’intera generazione fallita, che ha inseguito un mito edonistico a colpi di eccessi e di politicamente scorretto finendo poi per esserne travolta. Insomma, un bildungsroman 2.0, ambientato nell’anno domini 2010 che a ripensarci oggi sembra un’epoca remota. Il linguaggio, volutamente diretto, colloquiale e scurrile, non edulcora la stringente attualità dei temi trattati anzi, amplifica in modo martellante la pochezza di certe circostanze umane. Fabio Resti è uno, nessuno e centomila. L’uomo qualunque del XXI secolo. E se è vero che nessuno si salva da solo, lui alla fine deve ringraziare proprio la tanto odiata giustizia italiana che l’ha messo in quella situazione. Un romanzo promosso a pieni voti, che scommetto vedremo presto sul grande schermo. Magari proprio con Argentero nei panni del protagonista. Peccato davvero, però, per il finale sbrigativo e riduttivo. Voto: 8.5