Gentile Milo Infante,
il direttore Peter Gomez mi ha incaricato di risponderle e tra le cose che speravo di fare oggi, Primo Maggio, questa è certamente la più emozionante. Lo faccio quindi particolarmente volentieri anche perché sono certa che una lettera analoga lei l’avrà inviata a tante altre redazioni, siti, blog, fanzine e profili verificati Instagram, tutti concordi nel criticare la scelta del suo programma. Ne approfitto quindi per ricordarle che sui social non vi sono solo odiatori seriali. Nella gran parte dei casi, vi sono invece persone normali il cui parere è importante per valutare il gradimento del nostro lavoro di giornalisti (il nostro sito è tutto commentato) e il suo di giornalista-conduttore. Riportando alcuni di questi pareri (che peraltro in questo caso condividiamo) noi non facciamo clicbait, ma semplicemente cronaca. Se lei pensa il contrario è ovviamente libero di farlo, esattamente come qui liberamente pensiamo che sia di cattivo gusto far precedere l’annuncio di una nascita all’intervista al fratello di una ragazza uccisa e carbonizzata nel bagagliaio di un’auto. Lo pensiamo, ma non la accusiamo per questo di essere andato a caccia di share replicando (maldestramente) l’umorismo nero di una black comedy. Anche perché film come “Quattro matrimoni e un funerale” o “Fargo” sono un capolavoro. Quello che invece è accaduto nel suo programma è stato solo uno scivolone. Può capitare a tutti. Ci sorrida, buon Primo Maggio.
Claudia Rossi
LA LETTERA DI MILO INFANTE:
Caro Direttore,
il tuo giornale sempre attento e autorevole ritengo questa volta non abbia dato prova della sua autorevolezza.
Mi riferisco all’articolo “Nicole Di Giulio, l’inviata Rai annuncia di essere incinta mentre intervista il fratello di Alice Neri: “Surreale, offensivo e inappropriato” a firma di F.Q. del 30 aprile scorso in cui l’estensore facendo proprie notizie attinte dai social in poche righe riesce a disattendere alcune delle regole deontologiche di base della professione giornalistica.
Il risultato finale consegnato ai tuoi lettori è una realtà distorta dei fatti in cui emerge un chiaro intento fortemente diffamatorio, secondo l’ormai consolidato stile di chi, pur scrivendo, non fa il nostro mestiere e guadagna in base a click e follower.
Difficilmente si possono interpretare in maniera diversa frasi come “come se la scena non fosse già abbastanza agghiacciante” e ancora il tutto mentre Marzoli si trova ancora in piedi accanto all’inviata, abbozzando un sorriso”.
Opinioni personali, ricavate da commenti social di chi, al pari evidentemente di chi scrive, non ha visto la trasmissione ma neppure successivamente letto i messaggi del diretto interessato, Matteo Marzoli, che ha sui social ribadito in maniera ferma e determinata il fatto non solo di essere felice per la notizia ma di aver voluto essere presente al momento dell’annuncio, augurandosi per il futuro di poter condividere notizie simili, fonte per lui di gioia e felicità. O, per usare le sue parole, “Una notizia splendida nel mio momento di oscurità, un puntino luminoso che alimenta la speranza”.
Questi i fatti: nel suo ultimo giorno di lavoro la nostra inviata Nicole Di Giulio ha espresso il desiderio di congedarsi dai telespettatori di Ore 14 annunciando di aspettare un bambino.
Appresa da Nicole questa notizia il fratello di Alice Neri, Matteo Marzoli con il quale in questi mesi Nicole ha stretto una forte amicizia, ha voluto essere accanto a Nicole nel momento dell’annuncio. Non solo: il collegamento, inizialmente previsto davanti al Tribunale di Modena, è stato spostato a ridosso della trasmissione nel luogo del ritrovamento di Alice proprio per consentire a Matteo di collegarsi e condividere con Nicole la felicità di questo momento. Peraltro la diretta con Nicole che si congeda dai telespettatori avviene alla fine della puntata, addirittura ben oltre l’orario previsto di chiusura, e a distanza di mezz’ora dal suo intervento precedente ovviamente con Matteo Marzoli nello spazio dedicato all’inchiesta sulla morte di Alice.
Quindi, caro Peter, cosa avrebbe dovuto fare la nostra inviata? Allontanare Matteo Marzoli intimandogli di non essere presente perché “non opportuno” in quanto familiare di una vittima? Spiegargli che il tribunale dei social (e purtroppo quello del Fatto Quotidiano) avrebbe bollato come “offensivo e inappropriato” la sua condivisione del momento di gioia?
Vogliamo davvero sdoganare il concetto che i parenti delle vittime devono sempre adottare un codice di comportamento consono alla status di vittima? Accreditando quindi la tesi degli odiatori professionisti che oggi, per fare un altro esempio, attaccano con ferocia Piera Maggio per le sue partecipazioni televisive (“invece di cercare la figlia vuole solo andare in tv”) oppure perché semplicemente posta una foto mentre sorride.
Un caro saluto
Milo