“La videosorveglianza è uno strumento fondamentale. La sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e di indagine. È chiaro che il diritto alla sicurezza va bilanciato con il diritto alla privacy. C’è un punto di equilibrio che si può e si deve trovare. Proprio in questi giorni abbiamo avviato specifiche interlocuzioni con il Garante per trovare una soluzione condivisa”. Matteo Piantedosi, in un’intervista al Quotidiano nazionale, parla- anche dopo lo stupro di Milano avvenuto in stazione Centrale – degli interventi nelle tre grandi città metropolitane, Roma, Milano e Napoli: “Abbiamo da tempo disposto frequenti operazioni ad alto impatto nelle stazioni. I positivi riscontri, non risolutivi del problema, mi hanno poi indotto a concordare con i sindaci una direttiva per allargare i controlli nelle aree limitrofe e inserire stabilmente questo rafforzato dispositivo di sicurezza nei piani di controllo coordinato del territorio”.

In realtà quello del riconoscimento facciale è un tema delicatissimo cui l’Ue si è già espressa in maniera negativa. Nei giorni scorsi, con la necessità di regolamentare l’Intelligenza Artificiale (AI), è stato firmato un accordo siglato dai gruppi politici all’Eurocamera che elimina infatti l’uso più invasivo di alcune tecnologie. “La nostra proposta prevede il divieto di alcune pratiche inaccettabili come il ‘social scoring’, ovvero la classificazione dei comportamenti sociali su modello cinese, lo stop agli algoritmi che leggono le emozioni in contesti di lavoro o educativo e il divieto di utilizzo di telecamere biometriche a riconoscimento facciale nei luoghi pubblici” aveva spiegato Brando Benifei, eurodeputato del Pd e relatore del testo. Certo è che sul divieto assoluto di utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale ad intelligenza artificiale senza il consenso degli interessati sarà battaglia perchée il Consiglio Ue potrebbe far passare un’eccezione legata alle clausole di sicurezza nazionale. Col via libera delle istituzioni Ue il testo tornerà in Aula a Strasburgo per l’approvazione finale. L’imperativo e far di corsa, arrivando all’ok finale entro l’anno. Ma la materia è delicata e inedita se si pensa che l’Ue si avvia ad essere la prima al mondo a fissare delle regole nel settore. “Spiace informare il ministro dell’Interno che il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici oggi NON è consentito nel nostro Paese. Una moratoria lo vieta fino alla fine del 2023. Lotterò perché la moratoria diventi un bando, in attesa che l’Europa dica una parola definitiva” scrive su Twitter Filippo Sensi del Pd.

Sul tema della sicurezza il responsabile del Viminale dice anche si vuole “aumentare la presenza delle forze di polizia nei luoghi ad alta frequentazione: soprattutto le stazioni, ma anche ospedali e aree commerciali. Perché questo ha un impatto positivo sul piano della prevenzione e della dissuasione”. Il ministro dell’Interno spiega che l’intenzione è di allargare il piano anche ad altre aree metropolitane: “La strategia, l’impegno e gli obiettivi – dice – sono gli stessi rispetto alle tre città più grandi: più divise tra la gente, nei luoghi dove ce ne è più bisogno, per garantire più sicurezza”. E sul fatto che i responsabili dei reati vengono arrestati ma poi spesso tornano a fare quello che facevano prima spiega: “Grazie alla professionalità delle forze di polizia, i responsabili dei singoli reati sono sempre più spesso individuati e assicurati alla giustizia. Poi è la legge a fare il proprio corso. Non credo che il carcere possa essere sempre l’unica soluzione. Per questo vanno potenziati anche altri strumenti di natura amministrativa, ad esempio per quanto riguarda la componente di crimini commessi da cittadini stranieri. Ad esempio, a Milano dall’inizio del 2023 gli omicidi volontari sono stati 11 contro i 13 dello stesso periodo del 2022 mentre le violenze sessuali sono state 87 rispetto alle 116 dell’anno scorso. Ecco perché da tempo si parla della opportunità di incrementare i rimpatri e le espulsioni, necessariamente potenziando i Cpr”. A Milano, prosegue Piantedosi, “la situazione sta migliorando ma certamente non basta, come dimostra lo stupro avvenuto nell’ascensore, un fatto gravissimo e sconvolgente”. Il ministro dell’Interno spiega che per risolvere i problemi legati alla sicurezza “il lavoro delle forze di polizia è fondamentale ma non basta. Occorre agire per combattere il degrado e la crescente emarginazione sociale che finiscono per alimentare fenomeni criminali e insicurezza. Problemi di sicurezza, di disagio e marginalità sociali sono strettamente legati. Per questo è importante l’interlocuzione e la leale collaborazione con i sindaci che non vanno lasciati soli. Per questo stiamo orientando anche la destinazione di importanti risorse”. Infine Piantedosi sottolinea che “la polizia locale è parte essenziale del sistema della sicurezza e che occorre ogni possibile riflessione sull’adeguamento delle sue funzioni”.

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