Al termine del processo-ter, la Corte d’Appello di Torino ha condannato per omicidio colposo Giorgio Mazzanti, Bruno Quaglieri e Gianluigi Poletti, gli ex manager della Montefibre (azienda chimica del gruppo Montedison fallita nel 2018) imputati per le morti da amianto nello stabilimento di Verbania. Riconosciute le attenuanti generiche, i giudici hanno inflitto un anno di carcere a Mazzanti, ritenuto responsabile di cinque decessi, e 11 mesi ciascuno a Quaglieri e Poletti, condannati solo per quattro di questi: tutti e tre sono incensurati e perciò beneficeranno della sospensione condizionale della pena, che non dovranno scontare. Dichiarate prescritte, invece, le accuse di omicidio nei confronti di altre sette persone. Estinti anche i reati contestati a Luigi Ceriani e Carlo Vannini, gli altri due imputati originari, nel frattempo deceduti.

In totale è stato riconosciuto un milione e mezzo di danni da risarcire a quaranta parti civili: 37 congiunti dei deceduti (compresi i sette per le cui morti non si è potuto procedere per intervenuta prescrizione), l’Associazione italiana esposti amianto (Aiea), l’associazione Medicina democratica e la Camera del lavoro territoriale Cgil di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Per l’avvocato Laura Mara, che rappresenta l’Aiea e Medicina democratica, si tratta di “una grande vittoria, una sentenza importante nel panorama giurisprudenziale italiano. Quello che conta non sono tanto gli anni di condanna o il fatto che gli imputati scontino giorni di carcere. È il principio che deve passare. Significa che i tempi sono cambiati rispetto a quelli bui in cui la giurisprudenza imponeva sempre certi limiti per quanto riguarda le patologie amianto-correlate”.

È la terza volta che la Corte d’Appello si esprime sulla vicenda, cominciata nel 2011 con l’assoluzione in primo grado da parte del tribunale di Verbania. In appello il primo ribaltone, con la sentenza di condanna, poi annullata dalla Cassazione e rinviata di nuovo ai giudici di secondo grado torinesi, che hanno emesso una sentenza di assoluzione. Contro il verdetto-bis le parti civili Medicina democratica e Aiea e il procuratore generale hanno presentato un nuovo ricorso alla Suprema Corte, che, accogliendo l’istanza, ha rinviato il fascicolo per la terza volta in Corte d’Appello. Le motivazioni delle condanne saranno depositate entro novanta giorni.

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