Cinema

Sciopero a Hollywood, inizia il lungo stop degli sceneggiatori: bloccati film e serie-tv, non accadeva da 15 anni. Ecco le ragioni della protesta

Qui si sta giocando su una sostituzione vera e propria tra uomo e macchina che se anche solo prenderà piede per qualche esperimento ufficiale rischia di diventare un mezzo esclusivo dei produttori per abbattere i costi di scrittura e creazione come mai è accaduto nella storia

di Davide Turrini

Il lungo sciopero del sindacato degli sceneggiatori di Hollywood è iniziato. È da 15 anni che non accade un tale movimento organizzato di protesta contro il sistema di produzione cinematografico statunitense. La WGA (Writers Guild of America) ha organizzato non solo il blocco del lavoro creativo dell’intero comparto, ma veri e propri picchetti alle entrate dei quartier generali di Amazon, Netflix, Disney, Warner Bros, e di tutti gli altri grandi studios. WGA ha già esposto da tempo e con estrema precisione le richieste poste sul tavolo di una trattativa con la AMPTP (Alliance for Motion Picture che mette insieme oltre 350 società di produzione tv e cinematografiche) che ad ora non è mai effettivamente iniziata. Come riporta Variety vengono chieste modifiche rigorose in quasi tutti i campi del lavoro di sceneggiatore a partire da un aumento netto di stipendio per tutti i ruoli dello staff writer del 6% a cui la AMPTP ha controproposto un più 2% e 3% a seconda dei ruoli; poi “un minimo di sceneggiatori nell’ambito televisivo che andrebbe da 6 a 12 in base al numero di episodi” e “un minimo garantito di settimane di lavoro a stagione, da 10 a 52 settimane”.

C’è poi una proposta molto stringente, dove sembra che la guerra tra WGA e AMPTP sia molto feroce, e riguarda gli “streaming residuals” ovvero una sorta di premio produzione elastico che scatta nelle produzioni di serie in tv di fronte ad indici di successo, ma che i giganti dello streaming non hanno mai voluto discutere mantenendolo come cifra fissa a prescindere dal successo delle serie. Infine, ed è il tema politico culturale che ha aperto un dibattito anche tra le star hollywoodiane, la WGA chiede venga regolamentato l’uso dell’Intelligenza Artificiale, anzi chiede che ChatGPT sia tenuta lontana dalle stanze creative della scrittura per il cinema, la tv e lo streaming. Sempre secondo Variety la WGA ha proposto che la AI “non possa scrivere o riscrivere materiale letterario e non possa essere usata come materiale di partenza”.

Attenzione: qui non stiamo parlando della grande industria del digitale, oramai elemento fisso di ogni produzione hollywoodiana e regolamentato come uno dei tanti comparti a cui concorre con la sua creatività l’essere umano. Qui si sta giocando su una sostituzione vera e propria tra uomo e macchina che se anche solo prenderà piede per qualche esperimento ufficiale rischia di diventare un mezzo esclusivo dei produttori per abbattere i costi di scrittura e creazione come mai è accaduto nella storia. Del resto alcuni “progressi” in questa direzione si sono già verificati per i tanti esperimenti di riproduzione ufficiale delle voci e dei corpi di attori deceduti che tornano a “recitare” post mortem. Un livello di “sostituzione” professionale che con i software di scrittura creativa tramuterebbe la realtà in uno scenario di sci-fi conclamato e più volte raccontato in film e serie scritte e ideate, appunto, da scrittori in carne ed ossa. Insomma, in quello che sembra da decenni il regno geografico e culturale della deregolamentazione della tutela sindacale, ecco che la forte sindacalizzazione di una categoria creativa di Hollywood alza il livello di lotta e di battaglia come non si vedeva dal 1988 quando gli scioperi bloccarono il settore produttivo per oltre 150 giorni.

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