Tenere unite tutte le anime del nuovo governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu appariva una sfida tutt’altro che semplice fin dalla sua costituzione. In quattro mesi ci sono state le provocazioni, le dimostrazioni di forza e le dichiarazioni shock dei rappresentanti più estremisti alle quali il premier ha dovuto far fronte, nella maggior parte dei casi rifugiandosi nel silenzio. La morte in carcere di uno dei leader della Jihad Islamica, Khader Adnan, ha però dato il via a uno scontro interno al governo: la risposta di Tel Aviv ai razzi lanciati da Gaza, secondo il partito Otzma Yehudit, guidato dal ministro per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, sarebbe stata “troppo debole”. Così, come riporta il Jerusalem Post, la formazione ha annunciato il boicottaggio di tutte le iniziative governative alla Knesset.
La reazione del Likud, il principale partito della coalizione guidato proprio da Netanyahu, è stata immediata: i deputati Ofir Katz e David Amsalem hanno detto a Ben-Gvir che la sua condotta è “inaccettabile”, come riporta Walla News. Il timore della formazione è che, mancando l’appoggio dei parlamentari di Otzma Yehudit, alcuni provvedimenti possano saltare: la formazione esprime infatti sei rappresentanti nel Parlamento israeliano e senza di essi la coalizione di governo ha una maggioranza risicata, 58 esponenti contro 56 delle opposizioni.
A far scattare l’opposizione del partito ultranazionalista è stata la decisione delle Forze di Difesa israeliane (Idf), nella mattinata del 3 marzo, dopo una notte di allarmi e lanci di razzi dalla Striscia, di far riprendere normalmente le attività nelle comunità israeliane al confine con Gaza, comprese le scuole, senza che rimangano in vigore misure speciali di sicurezza. “La risposta lassista dell’Idf rimanda al prossimo round che danneggerà le vite dei nostri figli, dei residenti al confine con Gaza e del Sud che ha riposto in noi la sua fiducia”, ha tuonato il deputato Almog Cohen. Mentre il suo compagno di partito e anche lui membro della Knesset, Yizhak Kroyzer, ha chiesto a Israele di non restituire il corpo di Adnan all’Autorità nazionale palestinese fino a quando Tel Aviv non riceverà in cambio i corpi di Oron Shaul e Hadar Goldin, uccisi durante l’operazione Margine di protezione del 2014.
Anche il sindaco di Sderot, Alon Davidi, ha criticato la risposta del governo: “La realtà è che il governo israeliano adotta una politica di concessione dell’immunità ai terroristi, una politica permissiva per la quale pagheremo un prezzo quest’estate. Hamas e la Jihad Islamica hanno fatto ciò che volevano, l’hanno fatto la scorsa settimana e continueranno in futuro. Questa è una politica fallimentare. I leader terroristi devono essere eliminati. Sembra che qualcuno abbia firmato un accordo sottobanco secondo cui l’Idf non li ucciderà”.
Ad aumentare la preoccupazione dell’esecutivo anche il fatto che le proteste si levano non solo dal partito di Ben-Gvir. Un altro rappresentante delle formazioni al governo, Zvi Sukkot di Sionismo religioso, ha manifestato il proprio disappunto su Twitter: “L’equazione con Hamas non è stata ancora cambiata, la debolezza ha portato altra debolezza e quando il terrorismo dal Nord e nella Samaria settentrionale non riceve un duro colpo, quel messaggio arriva in tutti i settori. Eppure, questo è l’unico governo degli ultimi decenni che ha la possibilità di alterare radicalmente questa terribile equazione”.
Adesso la questione torna di nuovo in mano a Benjamin Netanyahu. Il premier non può permettersi l’ennesima crisi di governo che lo esporrebbe, di nuovo, ai procedimenti giudiziari che lo riguardano. Così dovrà di nuovo trovare una mediazione, se non addirittura cedere di fronte alle pretese dell’ala più estremista del suo governo.