La stampa odierna pone innanzitutto in risalto il nubifragio che si è verificato in Emilia Romagna, con una violenza mai prima registrata. Si tratta della gravissima situazione ambientale in cui si trova la nostra Terra a causa della distruzione delle risorse e dell’aumento della CO2. Un problema che i governanti di tutto il mondo non hanno saputo finora affrontare.

In proposito gli scienziati affermano che si è già superato il punto di non ritorno e che, se si mettessero in atto le poche misure finora indicate, qualche beneficio lo si potrebbe ottenere al più presto fra 30 anni.

A mio avviso il tambureggiare continuo della propaganda neoliberista oscura le menti degli ascoltatori e impedisce loro di capire in quale enorme disastro ci troviamo. Considerate le diatribe che si sono svolte a livello nazionale e internazionale e il prevalere in ogni caso del consumismo, ritengo come Sergio Latouche, che oramai c’è solo un modo per riportare il clima nell’ambito delle sue leggi naturali: la decrescita felice.

La coperta è stretta e da anni abbiamo consumato risorse non riproducibili. È arrivato il momento di fermarsi, altrimenti la catastrofe sarà finale. E questo a prescindere da ciò che potrà avvenire con la guerra in Ucraina, per la quale tutti gli indici indicano un suo prolungamento senza fine.

Per la politica interna la stampa ricorda il decreto legge sul lavoro, preannunciato con enfasi dalla Presidente del Consiglio Meloni come un provvedimento governativo a tutto favore dei lavoratori.

Questa affermazione è falsa. Basta pensare che il decantato beneficio relativo al taglio del cuneo fiscale, in relazione al quale è previsto uno stanziamento di 4 miliardi di euro, è solo apparente, perché agli stessi lavoratori beneficiari si impone una tassa che riporta nelle casse dello Stato 1,1 miliardi di euro.

Altro colpo negativo a carico dei lavoratori è la trasformazione del reddito di cittadinanza nell’assegno di inclusione, il quale consisterà in 480 euro al mese lordi per un massimo di 30 mesi, si prevede infine che i fringe benefit, consistenti in compensi non monetari, ma di beni e servizi elargiti dal datore di lavoro a favore dei dipendenti con figli a carico sia di un massimo di 3000 euro annui.

Un quadro desolante che corrisponde alla politica di destra assunta dal nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale non ha avuto remore quando si è trattato di elevare il contante e di dare una sanatoria fiscale per coloro che avevano evaso il fisco e che ora è estremamente restia ad allargare i cordoni della borsa per i più poveri.

Ella in tal modo viola l’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Soprattutto la sua azione di governo è contro l’articolo 4 della Costituzione, secondo il quale: “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove tutte le condizioni che rendano effettivo questo diritto”, mentre Meloni promuove una politica che mira a denigrare questo diritto fondamentale, favorendo la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e respingendo le possibilità di guadagno delle classi subalterne.

Alle quali impedisce persino l’adempimento del dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società, come afferma il secondo comma dell’articolo 4. E infine, parlando di salario minimo, calpesta in pieno l’articolo 36 della Costituzione, secondo il quale: “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa”.

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