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L’Europa lancia il piano per produrre 1 milione di munizioni all’anno. Breton: “Gli Stati possono usare anche i fondi del Pnrr”

Il Recovery fund “è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti di industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro”. È la linea annunciata mercoledì dal commissario al mercato unico Thierry Breton dopo che Bruxelles ha adottato l’attesa legge a sostegno della produzione di munizioni (Asap) in risposta alla terza traccia del piano concordato dal Consiglio il 20 marzo per aumentare le forniture all’Ucraina e aiutare gli Stati membri a ricostituire le scorte, oramai assottigliate dagli aiuti a Kiev. La diretta conseguenza è che “i Paesi membri che lo desiderano potranno utilizzare parte dei fondi del Pnrr per le munizioni“. Un’ipotesi che in Italia ha suscitato l’immediata levata di scudi di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. “Mi auguro che il governo Meloni non si spinga a tanto”, scrive sui social il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. “Non permetteremo che i 209 miliardi del Pnrr possano essere usati per armi e munizioni anziché per asili nido, sanità e ambiente. Quei fondi servono a far rialzare l’Italia non a fare la guerra”. “Io avevo capito che il Pnrr fosse il piano per risollevare i Paesi europei dal disastro della pandemia, per permettere una nuova rinascita fatta di nuove tecnologie ecocompatibili, di scuola e formazione, di un moderno ed umano sistema di welfare. E ora invece scopro che serve ad ingrassare le industrie belliche del Continente, a portare altre distruzioni e morte”, aggiunge su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra.

La presidente Ursula von der Leyen, presentando la legge, non ha fatto riferimento al Pnrr. Si è limitata a dire che l’obiettivo è produrre 1 milione di munizioni l’anno mobilitando, insieme agli Stati membri, “un ulteriore miliardo di euro (metà messi a disposizione dall’Ue e metà con il cofinanziamento degli Stati) per potenziare le capacità in tutta Europa“. L’Ucraina “sta resistendo eroicamente al brutale invasore russo. Manteniamo la nostra promessa di sostenere l’Ucraina e il suo popolo, per tutto il tempo necessario. Ma i coraggiosi soldati ucraini hanno bisogno di attrezzature militari sufficienti per difendere il loro paese”.

Tra gli obiettivi della Commissione, ha spiegato Breton, l’incoraggiamento per gli Stati membri affinché arrivino “arrivare al 2% del Pil per la difesa: dobbiamo adattarci a questa nuova configurazione geopolitica – ha dichiarato – e dobbiamo approvare quanto prima questo pacchetto legislativo per permettere all’industria della difesa europea, che ha mantenuto la capacità produttiva, di fabbricare almeno un milione di munizioni all’interno dell’Ue”. Per Breton non si tratta solo di aiutare l’Ucraina, ma di “rafforzare la sicurezza collettiva di tutta l’Europa: se contiamo l’Ucraina abbiamo 4.000 chilometri di frontiere con la Russia”. Il piano non prevede che siano poste “limitazioni alle catene di approvvigionamento”, ha precisato Breton. “Il settore industriale vuole aumentare la capacità produttiva ma per farlo serve cambiare dei parametri, passare a una modalità di economia di guerra e siamo ben lungi da avere quello che serve”, ha aggiunto. “Ecco perché dobbiamo anche rafforzare le catene di approvvigionamento, compresi polveri ed esplosivi: tutti i membri dell’alleanza per l’Ucraina non hanno sufficiente capacità di produzione per le munizioni, compresi gli Usa e altri”.

In particolare, il piano rafforzerà la reattività e la capacità dell’industria della difesa dell’Unione di garantire la tempestiva fornitura di munizioni e missili in Europa. La presente proposta di nuovo regolamento comprende: uno strumento per sostenere finanziariamente il rafforzamento delle capacità di produzione industriale dell’Unione per i relativi prodotti della difesa; un meccanismo per mappare, monitorare e anticipare meglio l’esistenza di colli di bottiglia in queste catene di approvvigionamento; l’introduzione di un quadro normativo temporaneo per far fronte alla carenza di forniture di munizioni. La Commissione propone di stanziare una dotazione di 500 milioni di euro a prezzi correnti. Questo bilancio proviene dalla riassegnazione di diversi strumenti, in particolare il Fondo europeo per la difesa e il futuro Edirpa (European defence industry reinforcement through common procurement act), che intende incentivare l’approvvigionamento congiunto urgente di armi da parte degli Stati membri dell’Ue per ricostituire le loro scorte e proseguire nel supporto militare per Kiev.