L’obiettivo principale di Washington è però anche quello di limitare il più possibile l’ingerenza russa in Libia, e nell’intera area del Nord Africa in generale, e questo spiega gli investimenti in aree dove Mosca esercita una forte influenza dal 2015. Gli Stati Uniti cercano infatti di spingere i paesi produttori di petrolio e gas (e quindi la Libia) ad aumentare la loro produzione e le esportazioni verso il continente europeo per compensare la carenza di forniture di carburante dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La disponibilità della domanda di petrolio nel mercato europeo ha incoraggiato le compagnie americane ad assumersi dei rischi investendo nel settore petrolifero libico, che sta registrando una relativa stabilità, soprattutto dopo la nomina di Farhat Bengdara a capo della Noc. Lo scorso marzo, la direttrice dell’Ufficio del Nord Africa del Dipartimento di Stato Usa ha infatti ricevuto a Washington Bengdara per rafforzare la collaborazione tra la Noc e gli Usa volta ad attuare una strategia di rafforzamento delle capacità e aumento della produzione di petrolio e gas di Tripoli. Gli Stati Uniti però chiedono con forza l’allontanamento, soprattutto da parte del signore della guerra Khalifa Haftar, dalla Russia e dal gruppo Wagner. Il 27 aprile Barbara Leaf, la Sottosegretaria di Stato Usa per gli affari del Vicino Oriente, ha avuto una conversazione telefonica con il generale Haftar nella quale ha sottolineato “l’urgente necessità di impedire ad attori esterni, incluso il gruppo russo Wagner sostenuto dal Cremlino, di destabilizzare ulteriormente la Libia o i suoi vicini, compreso il Sudan”.
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Libia, gli Stati Uniti chiudono contratti da 1,4 miliardi sul greggio per rafforzare l’influenza nel Mediterraneo e ridurre quella di Mosca
L’obiettivo principale di Washington è però anche quello di limitare il più possibile l’ingerenza russa in Libia, e nell’intera area del Nord Africa in generale, e questo spiega gli investimenti in aree dove Mosca esercita una forte influenza dal 2015. Gli Stati Uniti cercano infatti di spingere i paesi produttori di petrolio e gas (e quindi la Libia) ad aumentare la loro produzione e le esportazioni verso il continente europeo per compensare la carenza di forniture di carburante dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La disponibilità della domanda di petrolio nel mercato europeo ha incoraggiato le compagnie americane ad assumersi dei rischi investendo nel settore petrolifero libico, che sta registrando una relativa stabilità, soprattutto dopo la nomina di Farhat Bengdara a capo della Noc. Lo scorso marzo, la direttrice dell’Ufficio del Nord Africa del Dipartimento di Stato Usa ha infatti ricevuto a Washington Bengdara per rafforzare la collaborazione tra la Noc e gli Usa volta ad attuare una strategia di rafforzamento delle capacità e aumento della produzione di petrolio e gas di Tripoli. Gli Stati Uniti però chiedono con forza l’allontanamento, soprattutto da parte del signore della guerra Khalifa Haftar, dalla Russia e dal gruppo Wagner. Il 27 aprile Barbara Leaf, la Sottosegretaria di Stato Usa per gli affari del Vicino Oriente, ha avuto una conversazione telefonica con il generale Haftar nella quale ha sottolineato “l’urgente necessità di impedire ad attori esterni, incluso il gruppo russo Wagner sostenuto dal Cremlino, di destabilizzare ulteriormente la Libia o i suoi vicini, compreso il Sudan”.
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