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Omicidio Attanasio, i legali della famiglia: “Avviata una collaborazione con le autorità del Kenya. Forniranno elementi utili alle indagini”

Mancano 22 giorni all’udienza preliminare in cui il Gup deciderà se i due imputati Rocco Leone e Mansour Rwagaza potranno essere processati in Italia nel procedimento che li vede accusati di omicidio colposo e omesse cautele nell’agguato che il 22 febbraio 2021 porto all’uccisione, nella Repubblica Democratica del Congo, dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma alimentare mondiale (Pam) Mustapha Milambo. Ma nonostante l’imminenza della decisione del giudice, il legale della famiglia, Rocco Curcio, ha annunciato, attraverso un comunicato, due importanti novità. La prima è che gli avvocati, dal 28 aprile, hanno avviato una collaborazione con lo studio Tuccillo & Partners. La seconda, che è stato “avviato un dialogo con le Autorità presso la Repubblica del Kenya volto ad acquisire informazioni di interesse investigativo” di pertinenza del dossier.

I due elementi resi noti oggi dallo studio Curcio appaiono legati fra loro: in particolare, una notizia del 2019 riportava che l’avvocato Francescomaria Tuccillo, in qualità di segretario generale di Avocats Sans Frontères Italie (ASF), era stato ufficialmente ricevuto a Nairobi da Noordin Haji, direttore della Pubblica Accusa (DPP) della Repubblica del Kenya, ruolo che secondo la costituzione keniota è indipendente da ogni altro potere. Una collaborazione collaudata, dunque, che potrebbe tornare molto utile nel dossier Attanasio, un crimine avvenuto nel Nord Kivu, regione congolese in cui il Kenya ha da tempo un ruolo geopolitico importante. In questo momento, ad esempio, militari kenyoti sono presenti insieme ad altre forze armate della East African Community, ufficialmente per favorire la pacificazione dell’area, in particolare per fermare l’avanzata dei miliziani dell’M23.

È di pochissimi giorni fa, però, la notizia delle dimissioni del comandante della forza militare regionale, il generale kenyota Jeff Nyagah, che in una lettera vista da Afp parlava di minacce alla sua vita. “C’è stato un tentativo di intimidire la mia sicurezza nella mia ex residenza schierando appaltatori militari stranieri (mercenari) che hanno posizionato dispositivi di monitoraggio”, ha dichiarato nella missiva datata 27 aprile e inviata al segretario generale della East African Community. Nyagah ha affermato inoltre che ci sarebbe stata una “campagna mediatica negativa ben orchestrata e finanziata” contro di lui che mirava a frustrare il lavoro della forza regionale.

La mossa dei legali della famiglia Attanasio sembra avere lo scopo di alimentare le indagini sul triplice omicidio che, anche a causa della scarsa collaborazione delle autorità congolesi e del Pam che continua a invocare l’immunità per i propri dipendenti, rischiano di arenarsi. Questo grazie anche alla collaborazione di un governo, quello di Nairobi, che vanta un importante peso in tutta l’area dell’Africa centro-orientale. A tutto questo va aggiunto che lo Stato italiano non ha ancora comunicato se intende costituirsi parte civile.

La situazione sul terreno è ormai da mesi drammatica: l’avanzata dei miliziani dell’M23 ha provocato lo sfollamento di oltre 1,1 milioni di persone, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). Sfollati che – nonostante la massiccia presenza nella regione di agenzie umanitarie di ogni genere – vivono da mesi in campi profughi informali, in condizioni igienico-sanitarie indescrivibili.

Twitter: @simamafrica e @GianniRosini