Lo choc della scoperta nel cuore delle istituzioni europee di infiltrazioni di paesi stranieri a colpi di denaro e l’ipotizzata corruzione di eurodeputati e altri funzionari la Commissione Europea ha presentato una direttiva – parte di un pacchetto più ampio – per combattere i reato all’interno dell’Unione e migliorare la cooperazione tra le forze di polizia (nonché le autorità giudiziarie) quando si tratta di perseguire le organizzazioni criminali transnazionali. “Stiamo portando avanti la nostra implacabile missione di estirpare la corruzione, una cancrena crescente. Con il nostro pacchetto anticorruzione adottato oggi, stiamo criminalizzando tutte le forme di corruzione in tutti gli Stati membri. E vogliamo costruire una nuova cultura dell’integrità a tutti i livelli della società” dice il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas. Gli strumenti pensati da Bruxelles sono diversi – e fanno già parte del patrimonio giuridico italiano anche il nuovo governo ha annunciato una riforma che in questo senso potrebbe portarci fuori dall’Europa -: pene non inferiori a sei anni di reclusione, possibilità di dichiarare ’incandidabilità dei corrotti, eliminazione dei privilegi legati all’immunità, tempi certi dei processi anche con l’indicazione di una prescrizione “sufficiente a fare giustizia”, supervisione pubblica anche dei funzionari delle Istituzioni europee.
Il Servizio di Azione Esterna dell’Ue (Eeas), con il supporto della Commissione, propone di istituire un meccanismo comune per colpire gravi atti di corruzione in tutto il mondo, ciò fa parte del pacchetto presentato oggi dall’esecutivo Ue per armonizzare i regimi penali comunitari e combattere la corruzione all’interno dell’Unione. L’Ue sarà dunque “in grado di colpire gravi atti di corruzione in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui si verificano”. La proposta dimostrerà la determinazione dell’Ue a utilizzare qualsiasi strumento, comprese le sanzioni, per combatterla. “Abbiamo un enorme problema con la corruzione nell’Unione Europea. È una minaccia alla coesione delle nostre società e al funzionamento del nostro Stato di diritto, in particolar modo quando si tratta di organizzazioni criminali, che non potrebbero operare se non facessero ampio uso di corruzione” sostiene la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson presentando il pacchetto contro la corruzione. “Il 60% delle organizzazioni criminali fa uso di corruzione e la maggioranza opera a livello transnazionale, in modo ormai simile a come agisce una multinazionale: dobbiamo intervenire“. La proposta sull’istituzione di un corpo etico interistituzionale “è nella fase finale della preparazione in Commissione. Spero e mi piacerebbe vedere l’adozione della prima proposta ora a maggio, in modo da poter iniziare presto a discutere con le istituzioni. Due anni fa ho inviato una lettera alle otto istituzioni interessate, chiedendo se volevano aderire all’organismo etico interistituzionale della Commissione e la risposta della maggior parte di loro è stata no”, ha aggiunto Vera Jourovà. La necessità di controlli più stringenti e più trasparenza si è rafforzata dopo lo scandalo del Qatargate. “Il pacchetto di norme contro la corruzione varato oggi dalla Commissione Europea “mostra che siamo determinati a combattere la corruzione, in casa nostra e nel mondo. Mandiamo il chiaro messaggio che non siamo aperti a trattare con la corruzione, ovunque avvenga”. dice l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, in conferenza stampa a Bruxelles.
La direttiva è un atto giuridico che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’Ue devono conseguire benché spetti ai singoli Paesi definire, attraverso disposizioni nazionali, come conseguirlo. Il pacchetto intende armonizzare le diverse legislazioni in vigore tra i 27 stati membri in modo da dare più forza alle autorità competenti, aumentando ad esempio le pene “al grado minimo del livello massimo” e allungando i temi di prescrizione, per dare il tempo agli investigatori di perseguire i corrotti. Non solo. La direttiva amplierà anche la definizione di corruzione, inserendo diversi capi d’accusa nel suo raggio d’azione in modo da limitare il più possibile non solo il crimine organizzato ma anche la cosiddetta corruzione dei colletti bianchi. Secondo un sondaggio Eurobarometro del 2022, il 63% dei cittadini dei Paesi dell’Ue considera la corruzione inaccettabile ma questa percentuale varia notevolmente: dal 78% in Irlanda, al 34% in Lettonia e al 30% nella Repubblica Ceca. “La credibilità dell’Unione europea – si legge nella Comunicazione in chiara relazione con il Qatargate – risiede nell’efficacia e nella reputazione delle sue Istituzioni, dei suoi uffici e delle sue agenzie. Gli episodi più recenti ci hanno fatto ricordare che le Istituzioni europee non sono immuni dalla corruzione e il quadro normativo non solo deve essere applicato ma deve essere aggiornato“.
Il presupposto da cui parte la direttiva è quindi esplicito: “La corruzione è uno strumento a disposizione delle interferenze straniere nel processo democratico”. Anzi proprio la prevenzione della corruzione nelle relazioni esterne viene considerato decisivo: “La promozione dei diritti umani e della democrazia non può essere separata dalla lotta alla corruzione”. Per questo si pena a contromisure unitarie. Stesse leggi per tutti i 27 Stati membri. Il provvedimento dunque prevede una pena minima contro i corrotti tra i 4 e i 7 anni. Secondo la Commissione, deve essere esteso il concetto di “pubblico ufficiale”. E questa è una norma che fa chiaro riferimento ai funzionari europei. Quindi vanno inseriti in questa definizione i “nominati, eletti, impiegati sulla base di un contratto o che svolgano un ruolo amministrativo formale”. Nelle fattispecie di reato, dovrà entrare – il modello italiano ha evidentemente fatto scuola anche perché molte di queste misure sono già previste nel nostro ordinamento – il traffico di influenza (la “prossimità con il potere” sarà un elemento fondamentale), l’abuso d’ufficio, l’intralcio alla giustizia. “La corruzione a vantaggio di un Paese terzo – si legge ancora nella direttiva – ha un impatto dannoso sulle istituzioni democratiche” e vanno previste delle “aggravanti”. Tra le possibili pene accessorie vengono citate le multe, la rimozione dai pubblici uffici, l’incandidabilità e l’interdizione dalla possibilità di usufruire di fondi pubblici. Nello stesso tempo viene introdotto un tetto minimo per imporre sanzioni penali: la corruzione deve essere superiore a 10 mila euro.